Siccità, l'Italia rimarrà senz'acqua? Le zone più a rischio
In Italia scatta l'allarme siccità: la mancanza di precipitazioni influisce sui livelli idrologici di laghi e fiumi, mettendo a rischio diverse zone
In Italia ormai da più di un anno è scattato l’allarme siccità: il bacino del Po ha fatto registrare una diminuzione del 61% di acqua e sulle Alpi è caduta quasi la metà della neve prevista.
Una situazione molto difficile che mette a repentaglio l’intero Paese: laghi e fiumi sono in forte sofferenza, con le secche che hanno interessato in maniera particolare le zone a Nord dell’Italia. A preoccupare è anche la carenza di neve, il 53% in meno sull’arco alpino secondo i dati riferiti da Legambiente.
L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, riferisce che l’Italia è un Paese a stress idrico medio-alto, in quanto utilizzato il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Questa tendenza, unita all’urbanizzazione, all’inquinamento e agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, mette a rischio l’approvvigionamento idrico di tutto il Paese.
Siccità in Italia: quali sono le zone più a rischio
L’Italia rischia di rimanere senz’acqua? A questa domanda ha risposto Emanuele Romano, fisico e ricercatore presso l’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-Cnr) che si occupa delle tematiche inerenti alla gestione delle risorse idriche:
“Il rischio che l’acqua potabile possa finire c’è, ma quantificarlo è impossibile perché dipende da troppe variabili e dai sistemi di approvvigionamento – ha spiegato Emanuele Romano al Corriere della Sera – in questo momento molto dipenderà dalle precipitazioni primaverili. Se pioverà sopra la media la situazione sarà di recupero ma non credo, a livello statistico le precipitazioni della primavera saranno nella media”.
Emanuele Romano ha spiegato anche che la zona più a rischio in Italia è quella del bacino del Po, insieme alle aree settentrionali del Paese: “La criticità più grande riguarda il bacino del Po e il Nord Italia in generale. Siamo in una situazione che definirei di forte attenzione, perché i valori dal punto di vista meteo e idrologico sono sotto la media ma meno gravi dell’anno scorso. Il problema è che veniamo da un anno estremamente siccitoso e stiamo tirando dietro tutti gli effetti della siccità del 2022”.
Gli effetti della siccità su fiumi e laghi
Come sottolineato da Emanuele Romano, il 2022 è stato un anno di grande siccità per l’Italia, con laghi e fiumi che hanno sofferto e continuano a soffrire per la mancanza di precipitazioni. Tra le zone maggiormente colpite c’è quella del bacino del Po: non a caso, all’inizio del 2023, con il fiume in secca sono spuntate isole di terra, soprattutto a Torino e in Piemonte.
Secondo l’osservatorio dell’Anbi, il Po ha raggiunto una portata inferiore a quella del già problematico 2022. La situazione a livello meteorologico non è delle migliori e non sembra destinata a migliorare: l’Italia, infatti, ha tre regioni inserite tra le zone d’Europa più esposte ai rischi climatici in base all’analisi globale del patrimonio immobiliare e del territorio compiuta da Xdi.
La siccità non risparmia nemmeno i Laghi: con un livello idrico inferiore alla media, sul Lago di Garda è ricomparso l’istmo che collega la terraferma con l’isola dei Conigli, un importante segnale da non sottovalutare sulle conseguenze dei cambiamenti climatici.