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Tra le vie di Roma sta crescendo una pianta "magica"

Tra le strade della capitale - cui manca ormai da un po’ lo sfalcio dell’erba - si sta facendo notare una piccola pianta, velenosa, dalle proprietà “magiche”

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Quando l’Ama ha deciso di tagliare il servizio del diserbo e dello sfalcio delle erbe in città, probabilmente nessuno avrebbe immaginato che i marciapiedi di Roma sarebbero diventati una piccola giungla di erbe officinali

Eppure alle nostre latitudini è assai diffusa la presenza di piante spontanee – spesso infestanti – che presentano proprietà particolari: dall’artemisia alla melissa fino al tarassaco, sono molte le “erbacce” speciali che crescono sul ciglio delle nostre strade. 

A Roma, sui marciapiedi di Prati Fiscali e a Centocelle, si inizia a notare l’importante presenza di una pianta molto speciale, velenosa, cui sin dal Medioevo sono attribuite proprietà magiche. 

L’eliotropio selvatico: un’erbaccia qualunque?

L’eliotropio selvatico è una pianta spontanea che cresce in tutta Italia. Da non confondersi con il cosiddetto fior di vaniglia – che è la declinazione arborescens, cioè fiorita, della pianta – l’eliotropio deve il proprio nome all’abitudine di volgersi in direzione della luce del sole: il nome eliotropo deriva infatti dal greco Helios, sole, e Trepo, che significa “volgersi”

Si tratta di una pianta forte, che predilige i terreni umidi e collinari ma che riesce benissimo ad adattarsi a soluzioni originali come un marciapiede, un muro o una fessura nell’asfalto, come sanno bene i romani.

Non sempre però le piante spontanee sono erbacce, e non tutte sono infestanti: rispetto ad una possibile invasione dell’eliotropio, molto più pericolosa per il residuo ecosistema che costeggia la capitale è per esempio la rapida diffusione dell’ailanto – che non soltanto è pianta estremamente invasiva e priva di alcuna utilità, ma che si sviluppa in alberi che possono raggiungere un’altezza di svariati metri.

L’eliotropio, al confronto, non costituisce alcuna minaccia per la transitabilità dei marciapiedi di Roma: si tratta infatti di una pianta arbustiva dalle dimensioni molto contenute, e che non presenta i caratteri di invasività propri di altre specie più diffuse per le nostre strade.

Inoltre l’eliotropio è una pianta conosciuta sin dal Medioevo per le sue proprietà magiche e curative, tanto che rientra in quelle specie la cui vendita è permessa soltanto in farmacia.

L’eliotropio è tra le erbe che vengono raccolte durante la Notte di San Giovanni per la preparazione dell’Acqua di San Giovanni, l’infuso dalle proprietà magiche fatto con fiori e piante che vengono investite nella notte dalla “la rugiada degli Dei”.

La pianta che rivela i misfatti

Le foglie e i fiori dei piccoli cespugli che crescono lungo i marciapiedi del Flaminio e dell’Ostiense sono stati considerati per secoli un potente medicinale, capace di curare mal di testa e infiammazioni, ma anche di allungare la vita e far sparire il prurito.

In effetti l’Heliotropium europaeum contiene piperonale, un composto organico tossico che viene usato anche nella sintesi di stupefacenti, e lasiocerpina, un alcaloide con azione sedativa e narcotica presente in alcuni farmaci per il trattamento dell’asma.

Nella più antica tradizione salentina l’eliotropio veniva chiamato purràscena, “erba da porri”, in quanto veniva usata come rimedio alle verruche. L’uso dermatologico della pianta era diffuso anche altrove: a Torino era nota come “erba porraia”, a Livorno come “erba da porrin” e a Pisa come “verucana”.

Durante il Medioevo si pensava che l’eliotropio fosse capace di rendere invisibile chi fosse in possesso anche di una piccola porzione di pianta, e che potesse allungare la vita.

Quando nel Cinquecento Paracelso tentò di definire la ricetta del cosiddetto unguento delle streghe -che veniva preparato sotto un noce nelle notti dedicate al Sabba – non potè fare a meno di inserire anche i semi di Eliotropio nella ricetta delle streghe. 

Ma la pianta che sta iniziando a popolare i marciapiedi di Roma è presente in diverse formule magiche, tra cui quella per “ottenere un diavolo per servitore”, stando al Ricettario delle streghe di Enrico Malizia, e quella per aumentare il potere divinatorio degli officianti.

Dell’eliotropio venivano usati le foglie, i fiori e i semi, ma secondo alcune tradizioni era sufficiente portarlo con sé, avvolto in una foglia d’alloro “assieme con dente di lupo”, per allontanare da sé le persone malintenzionate o poco quiete. 

Sempre avvolto nell’alloro, e insieme a un dente di lupo, l’eliotropio era in grado di individuare l’autore di un furto: l’erba “rivelatrice dei misfatti” era in grado di far sognare il colpevole a chi aveva subito un furto, ma anche di smascherare l’infedeltà delle donne. 

 

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