In Puglia è esplosa la rivolta della parmigiana: cosa è successo
Sulle spiagge della Puglia è scoppiata la rivolta della parmigiana: cosa sta succedendo in questa regione italiana molto frequentata in estate
In questa calda estate 2023 nelle spiagge pugliesi è scoppiata la “rivolta della parmigiana” poiché molti lidi balneari hanno deciso di proibire ai clienti di portarsi il cibo da casa.
La Puglia, però, non è l’unica regione italiana dove gli stabilimenti hanno adottato questo provvedimento: anche in Campania e nel Lazio si trovano situazioni simili.
Cibo da casa vietato nelle spiagge pugliesi
La Puglia è una delle regioni italiane più gettonate per trascorrere le vacanze estive. Soprattutto negli ultimi anni le sue bellissime spiagge e l’alto numero di servizi hanno richiamato nel litorale pugliese moltissimi turisti, sia italiani che stranieri. La regione, infatti, ultimamente è diventata una destinazione di alto livello tanto che qui si trova uno degli stabilimenti più costosi d’Italia, ovvero il Cinque Vele Beach Club di Marina di Pescoluse in Salento. Al Cinque Vele un gazebo con tavolino, 4 lettini, teli mare e aperitivo incluso costa più di 1.000 euro al giorno.
Il fatto che la Puglia stia diventando una destinazione sempre più richiesta e a tratti anche ricercata ha portato molti stabilimenti balneari a imporre alcune regole e divieti ai clienti. Uno tra i veti introdotti dai lidi pugliesi è quello che riguarda la possibilità di portarsi il cibo da casa. Secondo i gestori gli stabilimenti offrono anche servizi di bar e ristorazione e quindi non trovano giusto vengono portati il frigo con la famosa “parmigiana” e altre specialità o l’occorrente per il pic-nic in spiaggia. Alcuni gestori sono più permessivi e permettono ai turisti di portarsi piccole razioni di cibo e qualche bibita mentre altri sono più intransigenti e non accettino l’introduzione di cibo e bevande dall’esterno.
Secondo i gestori i clienti dovrebbero recarsi presso il bar o il ristorante dello stabilimento per mangiare o acquistare da bere, d’altronde il lido è come una piccola città con tutti i servizi necessari. La Puglia non è l’unica regione ad essere sotto il mirino per questa situazione.
Ha suscitato molto scalpore anche quando successo in Campania, nello specifico nel litorale di Caserta. Qui, alcuni bagnanti sono stati perquisiti all’ingresso del lido al fine di verificare che non portassero cibi con loro. Situazione simile anche in molti lidi laziali. Ad Ostia è consentito mangiare un panino o un trancio di pizza in spiaggia, mentre sono bandite le teglie di pasta al forno, i tavoli da campeggio e le vettovaglie.
La posizione del Codacons sul divieto di portare cibo in spiaggia
Sono molti i turisti che si portano il pranzo in spiaggia preparato a casa per risparmiare sui costi. I prezzi del noleggio di lettini e ombrellone, infatti, sono aumentati sempre più e quindi per una famiglia può diventare davvero salata una giornata al mare, soprattutto se si aggiungono i costi del ristorante. Su questa situazione è intervenuto anche il Codacons che ha espresso disappunto sul divieto introdotto dai lidi pugliesi. Dario Durso, avvocato e attivista del Codacons di Bari, ha spiegato che gli stabilimenti non possono proibire l’introduzione di cibi e bevande nelle spiagge.
Le sue parole sono state riprese da La Repubblica: “Semplicemente i gestori non lo possono fare. Non ne hanno l’autorità. E se per questa stagione ormai è tardi, perché i tempi della burocrazia non ci consentirebbero di intervenire in tempo utile, dall’anno prossimo diffideremo chiunque si azzardi a proibire ai bagnanti di accedere al demanio con il proprio cibo”.
L’avvocato Durso ha poi spiegato che i costi di una giornata al mare per una famiglia sono spesso davvero alti e ci sono sempre meno spiagge libere. Proibire di portarsi il cibo da casa significa gravare ulteriormente sui cittadini già colpiti dalle spese sempre più alte. Sempre La Repubblica ha riportato le dichiarazioni dell’avvocato in merito: “Alla fine, però una semplice domenica al mare per una famiglia barese costa intorno ai 250-300 euro. E questo perché non si sono posti limiti ai privati, che ti fanno pagare fino a 25 euro un’insalata e lasciano sempre meno spazio alle spiagge libere, nonostante paghino canoni concessori esigui. Se poi si mettono anche a vietare di portare da mangiare ai bagnanti, davvero si supera ogni limite”.