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Pronto soccorso italiani: ecco dove si aspetta meno

Il Santobono di Napoli è l'ospedale con i tempi di permanenza più bassi. Attese record all'Annunziata di Cosenza, dove si superano le 24 ore

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Per valutare i migliori pronto soccorso d’Italia, Agenas, l’ente che monitora stato e qualità delle prestazioni offerte del sistema sanitario nazionale per conto del Ministero della Salute, ha valutato l’efficienza dei servizi di emergenza in base ai tempi di permanenza nelle strutture ospedaliere.

E’ venuto così alla luce che in un quarto dei Pronto Soccorso degli ospedali italiani bisogna aspettare oltre le 24 ore per una visita.

Sul sito di Agenas si può consultare la classifica, città per città, degli accessi e dei tempi di permanenza rilevati nei reparti dei Pronto Soccorso italiani, verificando dove l’attesa è inferiore alle 24 ore, compresa tra le 12 e le 24 ore o inferiore alle 12 ore.

Tra gli ospedali dove le attese non hanno superato le 12 ore, spicca il Santobono di Napoli, che è riuscito a trattare in meno di mezza giornata ciascuno dei suoi 100mila accessi.

Al Careggi di Firenze, il 3% dei pazienti su 119mila accessi ha atteso tra le 12 e le 24 ore, mentre al pronto soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano solo il 2% dei pazienti, su oltre 69mila accessi, è stato nel reparto oltre le 24 ore.

Tra i casi limite, citati in un’inchiesta realizzata da L’Espresso, troviamo lOspedale Annunziata di Cosenza, dove, nel 2014, il 23% dei pazienti ha superato un’intera giornata di permanenza nella struttura, prima di essere visitato, sebbene nell’ospedale cosentino ci siano circa 64mila accessi al servizio di pronto soccorso.

Lunghe attese anche a Roma, dove fino al 17% dei pazienti si è ritrovato ad attendere una visita nei reparti del Pronto Soccorso oltre le 24 ore in ben cinque ospedali da migliaia di accessi al giorno, tra cui  il Filippo Neri e il Policlinico di Tor Vergata.

Più bassa la quota dei pazienti che ha dovuto superare le 24 ore di attesa al San Giovanni Bosco di Torino, sebbene i dati restino particolarmente negativi.

Analizzando, invece, il codice colore assegnato al triage, che identifica la gravità del paziente –  bianco, verde, giallo, rosso – e l’urgenza con cui deve essere valutato, stando ai dati Agenas è l’Ospedale Garibaldi di Catania ad aver registrato più urgenze, con il 19 per cento degli accessi con codice rosso riscontrati nel 2014.

Uno dei capitoli più critici, analizzati da Agenas, è quello che riguarda la gestione dei pazienti. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe impegnata nella formazione e ricerca in ambito sanitario, punta il dito contro “l’assenza o cattiva organizzazione di percorsi assistenziali, le carenze di personale, l’inadeguata organizzazione dello staff medico-infermieristico”, oltre che sulla “mancanza di posti letto in ospedale per chi ha bisogno di ricovero”.

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