Pfas, la mappa della contaminazione nelle acque potabili d'Italia
Greenpeace ha analizzato le acque potabili di oltre duecento comuni italiani per poi realizzare una mappa di quelle maggiormente contaminate da Pfas
La contaminazione da PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) nelle acque potabili rappresenta un problema ambientale e sanitario di grande rilevanza in Italia. Questi composti chimici, utilizzati in molteplici applicazioni industriali e domestiche, sono noti per la loro persistenza nell’ambiente e per i gravi effetti sulla salute umana. Negli ultimi anni, lo scandalo legato alla contaminazione da PFAS in alcune regioni italiane, come il Veneto, ha sollevato grandi discussioni e preoccupazioni. Greenpeace ha così deciso di analizzare l’acqua di più di duecento comuni nelle diverse regioni italiane e di realizzare una sorta di mappa delle aree più contaminate.
Greenpeace e la mappa delle regioni italiane con acque contaminate
Per fare luce sulla reale diffusione dei PFAS nelle acque potabili italiane, Greenpeace Italia ha condotto un’indagine indipendente tra settembre e ottobre 2024. Durante l’indagine, sono stati prelevati 260 campioni in 235 comuni italiani, coprendo tutte le regioni e le province autonome. Le analisi, effettuate da un laboratorio certificato, hanno rivelato la presenza di ben 58 molecole di PFAS. Secondo il report condiviso da Greenpeace i risultati sono allarmanti: il 79% dei campioni analizzati, pari a 206 su 260, contiene almeno una sostanza appartenente alla famiglia dei PFAS. Ogni regione, a eccezione della Valle d’Aosta (dove sono stati prelevati solo due campioni), presenta casi di contaminazione. Le maggiori criticità emergono principalmente nelle regioni del Centro-Nord e in Sardegna, dove i livelli di queste sostanze sono particolarmente elevati.
In Lombardia, ad esempio, c’era già stata un’indagine di Greenpeace che confermava la presenza di acque contaminate. Anche quest’ultima analisi ha confermato che a Milano e in diversi comuni limitrofi è in atto una contaminazione significativa. Il Piemonte ha evidenziato la presenza di PFAS nei campioni prelevati a Torino, Novara e in altri comuni, come quelli dell’alessandrino e Bussoleno in Valle di Susa. Il Veneto purtroppo ha una storia a parte. La regione, infatti, è nota per avere diversi comuni tra le province di Vicenza, Padova e Verona, inseriti nella tristemente nota “area rossa” che è considerata tra le più contaminate d’Europa dai PFAS. Durante l’ultima ricerca di Greenpeace anche altre zone come Arzignano, Vicenza, Padova e Rovigo, presentano livelli preoccupanti.
In Emilia-Romagna, i risultati hanno rilevato casi critici a Ferrara, Comacchio e Reggio Emilia. Anche in Liguria, località come Genova, Rapallo e Imperia risultano colpite. La Toscana non è esente da problemi, con campioni contaminati ad Arezzo, Lucca e Prato. In Sardegna, invece, i livelli elevati di PFAS sono stati registrati a Olbia, Sassari e Cagliari, mentre in Umbria la città di Perugia si distingue per valori superiori ai limiti di sicurezza.
Le analisi hanno evidenziato che le molecole più diffuse nei campioni sono state il PFOA, una sostanza nota per la sua cancerogenicità, trovata nel 47% dei casi, il TFA, un composto a catena ultracorta presente nel 40% dei campioni analizzati. Infine, è stato rinvenuto anche il PFOS, considerato un possibile cancerogeno, identificato nel 22% dei campioni.
Che cosa sono i PFAS e perché sono pericolosi
Le sostanze perfluoroalchiliche (o PFAS) sono composti chimici prodotti dall’uomo e pertanto non presenti naturalmente nell’ambiente. Questa vasta classe di sostanze vengono utilizzate per le loro caratteristiche uniche, come la capacità di resistere al calore, all’acqua e agli oli, in molte applicazioni industriali, tra cui rivestimenti impermeabili, pentole antiaderenti, schiume antincendio e prodotti tessili. Proprio la loro resistenza, però, li rende estremamente pericolosi per l’ambiente e la salute umana.
Una mega inchiesta realizzata già nel 2023 da giornalisti di diverse nazioni europee rivelava che in Europa ci sono oltre 17.000 siti contaminati dai Pfas. Le zone più colpite risultano essere Germania, Danimarca ma anche l’Italia che non dispone ancora di una normativa che vieti l’uso e la produzione di queste sostanze.
Conosciuti anche come “forever chemicals”, i PFAS si degradano molto lentamente nell’ambiente, accumulandosi nel suolo, nell’acqua e negli organismi viventi. Per l’essere umano la principale fonte di esposizione è l’ingestione di acqua potabile o di cibi contaminati. L’esposizione ai PFAS può causare numerosi problemi di salute. Studi scientifici hanno dimostrato che alcune di queste sostanze sono cancerogene per l’uomo. Inoltre, i PFAS possono interferire con il sistema endocrino, aumentando il rischio di infertilità e di altre patologie riproduttive, ma anche contribuire allo sviluppo di malattie cardiovascolari.