"La prima avvocata in Italia è di Trani": Comune contro Netflix
L’ex assessora del Comune di Trani Cecilia Di Lernia scrive a Netflix: la polemica contro la serie “La legge di Lidia Poët” in onda sulla piattaforma
La prima donna avvocato d’Italia non è Lidia Poët, ma Giustina Rocca, che operò a Trani già nel Quattrocento. Ad alimentare la polemica contro la serie tv “La legge di Lidia Poët”, visibile su Netflix dal 15 febbraio 2023, è l’ex assessora del Comune di Trani Cecilia Di Lernia, che come riportato dal ‘Corriere’ ha inviato una lettera all’indirizzo della piattaforma.
La sostanza è semplice: “La prima donna avvocato d’Italia non è Lidia ma Giustina Rocca”, scrive Di Lernia, rivendicando il primato mondiale della concittadina.
Lidia Poët non è la prima donna avvocato d’Italia
Lidia Poët fu la prima donna a laurearsi in legge e ad iscriversi all’Albo degli avvocati in Italia: la serie tv Netflix “La legge di Lidia Poët” ripercorre le vicende della donna, interpretata da Matilda De Angelis, in sei episodi diretti da Matteo Rovere – già regista della serie “Romulus”, girata al Parco Archeologico di Vulci.
Ambientata nella Torino del 1883, la mini-serie storica di Netflix è un racconto liberamente tratto dalla biografia di Lidia Poët, la donna che sfidò le rigide convenzioni dell’epoca e che per prima conquistò l’abilitazione alla professione dell’avvocatura.
Lidia Pöet fu la prima donna riconosciuta dall’Ordine, ma non per questo si deve pensare che sia stata la prima donna avvocato in Italia: la prima donna a parlare di fronte a una corte in qualità di avvocato fu, ben lontana dalla Torino dei caffè storici, Giustina Rocca di Trani.
Giustina Rocca di Trani fu la prima avvocata
“È Giustina Rocca di Trani il primo avvocato donna in Italia e nel mondo: a fine ‘400 esercitò la professione presso il Tribunale di Trani”, scrive l’ex assessora e a sua volta avvocata Cecilia Di Lernia nella lettera indirizzata a Netflix, in verità non la prima protesta italiana contro la piattaforma.
Le parole della professionista tranese, riportate dal ‘Corriere della Sera’, sono chiare: “La prima donna avvocato d’Italia non è Lidia Poët ma Giustina Rocca”, scrive Di Lernia. “Celebre è il lodo arbitrale reso l’8 aprile 1500 e da costei pronunciato in lingua volgare, anziché in latino secondo gli usi dell’epoca, per renderlo comprensibile al pubblico venuto per assistere alla pronuncia”, ricorda l’ex assessora.
Quella di Giustina Rocca, la donna che si dice ispirò il personaggio di Porzia di Belmonte nel Mercante di Venezia di William Shakespeare, è una figura di rilievo internazionale: nel 2022 la Corte di giustizia dell’Unione Europea le dedicò la sua torre più alta, per ricordare “il suo attaccamento all’accessibilità al diritto e alla giustizia da parte di tutti” e ribadendo l’impegno della prima donna avvocata d’Italia “a favore delle pari opportunità”.
La storia di Lidia Poët nella serie Netflix
Non appena superato l’esame di abilitazione alla professione forense, Lidia Poët chiese l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Torino. Inizialmente la sua richiesta venne accolta, ma presto la Corte d’appello di Torino dichiarò illegittima l’iscrizione della donna all’Albo degli avvocati.
Ciò avveniva sulla base di una “naturale” incompatibilità del genere femminile con la professione dell’avvocatura, resa ancor più evidente dall’inconciliabilità degli abiti femminili allora di moda con l’austerità richiesta dalla professione.
Lidia Poët aveva appena ricevuto un incarico importante, e convinse il fratello a prenderla come assistente, iniziò così a esercitare la professione in maniera clandestina: da qui si dipanano le avvincenti avventure investigative al centro della serie Netflix.
Nella vicenda storica spogliata dalle esigenze narrative della serie, l’Ordine degli Avvocati riconobbe la Pöet soltanto dopo la fine della prima guerra mondiale, quando la donna, che aveva dedicato la sua vita alla difesa dei diritti delle donne e dei detenuti, aveva già 65 anni.