Piemonte, allarme per pesce siluro e cozza parassita asiatica
Due nuove specie aliene si stanno diffondendo nelle acque dolci del Piemonte: scopriamo di che cosa si tratta e i rischi per la fauna locale
La fauna delle acque piemontesi, dai laghi ai fiumi, è in pericolo: il cambiamento climatico ha portato alla diffusione di specie aliene che mettono a rischio quelle autoctone, le quali non sono in grado di difendersi da un “nemico” finora sconosciuto. In particolare, gli esperti mettono in allarme per quanto riguarda il pesce siluro e la cozza parassita proveniente dall’Asia. Scopriamo che cosa sono e quali pericoli rappresentano.
Il pesce siluro nelle acque del Po
Il primo allarme arriva dal fiume Po, dove gli esperti hanno rinvenuto numerosi esemplari di misgurno (Misgurnus anguillicaudatus): si tratta di un pesce siluro, dalla forma allungata simile a quella dell’anguilla, che può raggiungere una lunghezza massima di 25 cm. Originario dell’Asia sudorientale, è stato ormai introdotto in Europa da molti anni.
Nel nostro Paese è arrivato la prima volta alla fine degli anni ’90, e di recente si è diffuso soprattutto nel bacino del Po e nelle confluenze con i suoi affluenti. Secondo gli esperti, potrebbero aver colonizzato quest’area dopo la fuga dagli acquari. Poco sensibile all’inquinamento, questa specie aliena si è adattata molto bene al nostro clima e rappresenta una minaccia per gli altri pesci d’acqua dolce.
Il misgurno mangia infatti le uova delle altre specie e può trasmettere malattie e infezioni ai pesci autoctoni. “Questi rinvenimenti destano preoccupazione” – hanno spiegato gli operatori che lavorano presso il parco del Monviso, in seguito all’identificazione della specie aliena da parte dei ricercatori del progetto Life Minnow a Staffarda.
La cozza asiatica nel lago di Bertignano
Un altro pericolo per il nostro ecosistema arriva invece dal piccolo lago di Bertignano, uno specchio d’acqua situato sulle colline di Viverone, in provincia di Biella. Qui, a causa della siccità che ha colpito la zona in queste prime settimane del 2024, il livello si è abbassato a tal punto da aver portato a galla diversi affioramenti di grandi cozze parassite asiatiche.
Si tratta dell’Anodonta woodiana, un mollusco bivalve d’acqua dolce diffuso soprattutto in Cina. È considerato un parassita perché le sue larve si attaccano alle squame dei pesci: in questo modo si spostano da un lago all’altro, spesso introdotti dai pescatori sportivi (come accaduto proprio nel caso di Bertignano). Gli esperti sconsigliano vivamente di consumare queste cozze, perché assorbono moltissime sostanze inquinanti.
Sebbene, infatti, la loro presenza sia l’ennesimo segno del cambiamento climatico e dell’invasione di specie aliene che spesso rappresentano un vero problema (basti pensare al granchio blu), le cozze asiatiche possono rivelarsi utili per l’ambiente. Fungono da filtro naturale, nutrendosi delle impurità presenti nelle acque che le ospitano: riducono così la torbidità ed eliminano alcune sostanze che inquinano i nostri laghi.
Il problema delle specie aliene
A causa del riscaldamento globale e di scambi commerciali sempre più su scala internazionale, negli ultimi anni abbiamo dovuto imparare ad affrontare i problemi provocati dall’arrivo di specie aliene sul nostro territorio e nei nostri mari. Queste specie rappresentano spesso un pericolo per la fauna autoctona, ma anche per l’economia: è il caso, ad esempio, di insetti come la cimice asiatica che danneggia pesantemente l’agricoltura, o della Vespa velutina che attacca gli alveari, causando danni all’apicoltura.