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La cocaina girava a Milano già nel Seicento: la scoperta

La cocaina girava a Milano già nel Seicento: la scoperta grazie alla ricerca dell'Università Statale sugli scheletri dell'antico ospedale Ca' Granda

Pubblicato:

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

La cocaina a Milano girava già nel Seicento: a rivelarlo è una scoperta avvenuta grazie alle analisi tossicologiche effettuate sugli scheletri della Ca’ Grande, antica struttura ospedaliera pubblica del capoluogo lombardo.

Cocaina a Milano già nel Seicento: la scoperta

L’Università Statale di Milano ha passato in rassegna i resti del sepolcreto della Ca’ Granda, effettuando gli stessi accertamenti previsti in presenza di delitti contemporanei.

In primis c’è stato uno screening generale, seguito poi dalla ricerca di molecole da cui sono emersi dei picchi. Tutte le concentrazioni emerse sono state passate in rassegna e incrociate con i registri dell’ospedale, al fine di scremare le sostanze a uso medico.

In seguito, come riferito dal ‘Corriere della Sera’, sono state eseguite delle contro-verifiche, necessarie per scartare eventuali contaminazioni, magari avvenute dal contatto con scheletri di altre epoche oppure con l’esterno.

Gli esperti dell’Università Statale di Milano, inserita nella classifica QS World University Rankings 2025 dedicata alle migliori università al mondo, hanno trovato in due encefali la molecola di igrina, impronta inequivocabile dell’assunzione di coca. La scoperta ha portato a una vera e propria rivoluzione rispetto a quanto si sapeva sulla pianta: in Sudamerica è nota da tempo immemore, mentre in Europa si pensava fosse molto più recente.

Cristina Cattaneo, medico legale di grande fama, chiamata a lavorare sui più oscuri casi di cronaca, è tra i firmatari dell’articolo uscito sul ‘Journal of Archaeological Science’, basato sugli studi effettuati sugli scheletri di Milano. E in merito ai due con tracce di cocaina, ha dichiarato:

“Queste due persone avevano consumato foglie di coca, abbiamo capito che avveniva già nel 1600, in una grande città come Milano, e non solo sulle montagne boliviane o nelle miniere del Perù. Si ricercava evidentemente l’effetto che dava la pianta, più blando di quello della sostanza di sintesi attuale”.

Le rivelazioni dello studio

Per la Cattaneo la scoperta rivela che “il Seicento è considerato a torto un secolo statico per gli scambi e che le foglie di coca giungono qui molto presto. Milano era sotto il dominio spagnolo, il ponte con l’America latina era probabilmente determinante”.

E sull’identikit dei due assuntori di coca si è espressa così: “Milanesi poveri, non poverissimi, o viaggiatori benestanti. La Ca’ Granda era un ospedale pubblico, chi si poteva permettere di viaggiare ed era straniero andava lì, chi viveva in città riceveva cure gratuite se indigente. Anche se i più poveri tra i poveri restavano per strada”.

In merito alla scoperta effettuata a Milano, sul ‘Journal of Archaeological Science’ è stato pubblicato un articolo, firmato, tra gli altri, da: Cristina Cattaneo, medico legale alla guida del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense della Statale; Domenico Di Candia, responsabile del laboratorio di tossicologia e archeotossicologia forense; la dottoranda Gaia Giordano; il tossicologo Michele Boracchi; Mirko Mattia, curatore del Musa-Museo universitario delle scienze antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani.

La ricerca ha attirato l’interesse internazionale della comunità scientifica, aggiungendo anche ulteriori dettagli sulla diffusione della cocaina a Milano, città in cui nel 2023 sono stati sequestrati 100 chili di questa sostanza.

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