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Italia, stop ai voli brevi se c'è un treno? Le tratte a rischio

Nell'ottica della riduzione di emissioni nocive, l'Italia potrebbe tagliare alcuni voli brevi per spostare le persone sui treni: le tratte a rischio

Pubblicato:

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

L’Italia potrebbe seguire l’esempio della Francia che per ridurre le emissioni nocive nell’aria ha tagliato alcuni voli brevi, decidendo di spostare le persone sui treni ad alta velocità.

Sono diversi i Paesi che stanno ragionando su questa alternativa: gli esperti dell’Itsm dell’Università di Bergamo hanno valutato l’impatto di una decisione del genere nel nostro Paese, consegnando lo studio ad Assaeroporti, l’associazione che riunisce la maggioranza delle società di gestione degli scali italiani.

Per l’Itsm vengono considerate “sostituibili” le rotte aree in cui il tempo di viaggio con mezzi alternativi risulta non superiore al 20% rispetto all’areo.

In base allo studio sono state individuate 12 rotte che potrebbero essere sostituite nel nostro Paese: equivalgono al 2,8% dei di tutti i collegamenti nazionali previsti nel mese di agosto del 2024, stando ai calcoli del ‘Corriere della Sera’ sulla base dei dati forniti dalla piattaforma specializzata Cirium.

Seguire l’esempio della Francia in Italia, tuttavia, non è una passeggiata. Il “trasloco” dei passeggeri dall’aria ai binari, secondo l’Itsm, è difficile:

“La nostra Penisola presenta caratteristiche geografiche assolutamente peculiari – si legge sul ‘Corriere della Sera’ – con una morfologia complessa contraddistinta dalla presenza di isole maggiori, per le quali il mezzo aereo rappresenta, nella maggior parte dei casi, l’unica alternativa disponibile per garantire la mobilità dei cittadini”.

Gli stessi esperti, a chi suggerisce di ampliare la rete dei binari ad alta velocità, ricordano che “la realizzazione di una nuova infrastruttura può generare benefici ambientali solo al raggiungimento di rilevanti volumi di traffico. Viceversa, qualora la domanda non sia in grado di raggiungere i livelli di breakeven, i costi da sostenere lungo l’intero ciclo di vita renderebbero lo shift modale non più sostenibile sia da un punto di vista economico sia ambientale”.

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