"Il caffè in Italia fa schifo", il duro attacco: esplode il caso
"Il caffè in Italia fa schifo” di Valentina Palange denuncia la scarsa qualità del caffè nei bar e apre un dibattito sulla cultura italiana del caffè
In Italia, il caffè è molto più di una bevanda: è un rito quotidiano, un’abitudine per alcuni quasi sacra. Che sia al mattino appena svegli, a fine pranzo o durante una pausa pomeridiana, l’espresso è una costante che unisce milioni di italiani. Si consuma spesso in piedi al bancone, oppure in compagnia, accompagnato da una chiacchierata. C’è chi, però, ha osato mettere in discussione questo prodotto nazionale: “Il caffè in Italia fa schifo” è il nuovo libro firmato da Valentina Palange.
Il caffè in Italia fa davvero schifo: le motivazioni
Valentina Palange, 40 anni, pugliese di nascita ma milanese d’adozione è una divulgatrice e appassionata esperta di caffè. Il titolo scelto da Valentina Palange per la sua pubblicazione non è una semplice provocazione. Il suo primo libro, “Il caffè in Italia fa schifo” uscito nel 2025, è un atto d’accusa verso un sistema. Secondo l’autrice la cultura del buon caffè in Italia sarebbe solo un “falso mito”.
L’autrice, creatrice della pagina Instagram “Specialty PaL” è un’esperta tanto che nel 2024 è stata eletta campionessa italiana di AeroPress ma ha anche partecipato ai Campionati Nazionali Barista della Specialty Coffee Association, classificandosi quarta. La Palange racconta come il suo approccio al caffè sia nato quasi per caso, quando intorno ai trent’anni si è resa conto che quello che beveva in realtà non le piaceva affatto. Non solo, spesso le dava mal di pancia ma anche tachicardia.
Poi ha capito: non era lei il problema, il problema era il caffè che servivano. Da quel momento è iniziato per lei un percorso di approfondimento che l’ha portata a scoprire il mondo del caffè. Secondo il suo punto di vista bisogna prediligere la tracciabilità, la qualità del chicco e la corretta estrazione.
Nel libro, Palange analizza il settore del caffè, dallo sfruttamento nelle piantagioni alla torrefazione industriale, fino alle pratiche poco trasparenti tra baristi e fornitori. L’autrice denuncia una tendenza diffusa a utilizzare miscele scadenti, spesso bruciate. A differenza di quanto accade all’estero, dove la cultura del caffè di qualità si sta diffondendo sempre più. Queste sue dure parole stanno facendo esplodere molte discussioni e hanno aperto un dibattito sul caffè italiano.
Costo della tazzina: quando si paga per un caffè
Secondo quanto scrive Valentina Palange nel suo libro, in Italia si è legati a un modello che premia il prezzo basso spesso a scapito della qualità. In realtà, però, negli ultimi anni il prezzo del caffè è aumentato sempre più.
Uno studio condotto dal Centro di formazione e ricerca sui consumi, in collaborazione con Assoutenti, ha evidenziato che nel giro di quattro anni il costo medio della tazzina nei bar italiani è aumentato del 19%. Se nel 2021 un espresso costava in media 1,03 euro, a gennaio 2025 il prezzo è salito a 1,22 euro.
In alcune città italiane si superano ormai ampiamente questi valori: Bolzano guida la classifica come città più cara con una media di 1,43 euro per caffè. A seguire Trento, Pescara e Trieste, dove il prezzo si attesta sui 1,34 euro. Anche a Padova e Bologna si attestano attorno a 1,30 euro.
All’estremo opposto, alcune città del sud e delle isole continuano a mantenere un costo più contenuto. A Napoli, per alcuni la capitale mondiale del caffè, la media resta intorno a 1,20 euro. Catanzaro, invece, risulta essere la città più economica d’Italia: il prezzo di una tazzina qui non sembra non superare l’euro.