Questo sito contribuisce all’audience di

Virgilio InItalia

Lifestyle

Chi vive al Castello del Catajo: è la dimora privata più grande

Chi ha comprato il castello del Catajo, la dimora privata più grande d’Italia, e perché ha deciso di aprirla al pubblico dopo anni di abbandono

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Appena fuori Padova, nel comune di Battaglia Terme, si trova un’imponente costruzione che domina il paesaggio dei Colli Euganei: è il castello del Catajo, un tempo appartenuto agli Asburgo, oggi considerato la dimora privata più grande d’Italia. Con le sue 365 stanze, è diventato meta turistica, ma appartiene a un solo uomo, che lo ha acquistato all’asta nel 2016!

Chi è Sergio Cervellin, il proprietario del castello del Catajo

Dietro l’acquisto del Catajo c’è Sergio Cervellin, imprenditore padovano classe 1956, noto per aver rivoluzionato il mondo delle pulizie domestiche: tra le sue invenzioni più note figurano il mocio Vileda e il sistema snodato per panni Swiffer, strumenti che gli hanno permesso di conquistare i mercati internazionali.

Cervellin proviene da una famiglia contadina, è rimasto orfano da bambino e ha costruito la propria carriera con determinazione. Ha cominciato vendendo alimentari, ma già a vent’anni ha capito che l’era delle botteghe era finita. Ha deciso di dedicarsi al settore del cleaning industriale e nel 1985 ha fondato la sua prima azienda. Oggi guida la TWT Tools, specializzata in tecnologie per carrelli da pulizia professionale.

Ha dichiarato di essere stato “il più giovane agente di commercio d’Italia, iscritto all’albo a 18 anni e un giorno”, e ha descritto se stesso come “laureato all’università del marciapiede”. Come riportato nella sua intervista al ‘Corriere della Sera’, infatti, rivela: “Non sono uomo di cultura, ma fin da piccolo sognavo di fare qualcosa di grande. E questa ‘ragionata follia’ – come dice l’amico Vittorio Sgarbi – lo è”.

L’idea di acquistare il castello è nata per caso, durante uno dei tanti spostamenti in aereo. Cervellin passava spesso davanti alla grande struttura di pietra e un giorno ha deciso di saperne di più. “Sembrava in abbandono; la sua tetraggine monumentale cominciò a incuriosirmi”, ha spiegato. Scoprì così che l’edificio era all’asta e decise di partecipare. “Decisi di partecipare, ero solo”.

L’aggiudicazione è avvenuta per 3 milioni di euro, contro una stima iniziale di 11. “Era talmente messo male che non faceva gola a nessuno, tantomeno allo Stato che si guardò bene dall’esercitare il diritto di prelazione”, ha affermato.

Cosa vedere al castello del Catajo e quando visitare la dimora privata

Nel marzo 2016 ha ricevuto le chiavi. Davanti a sé, una proprietà di oltre 40mila metri quadri di giardini, 365 stanze, 800 finestre e 400mila metri quadri di terreno.

Cervellin ha avviato da subito un’opera di restauro imponente, coinvolgendo quaranta professionisti.  “Mai avuto la tentazione di abitarlo”, ha confessato. “Il mio sogno, da subito, era aprirlo al pubblico e sottrarlo al rischio di una speculazione immobiliare che l’avrebbe violato per sempre”.

Oggi il Catajo è aperto alle visite e accoglie circa 50 mila visitatori l’anno. Tra le sue meraviglie si trovano le sale decorate da Giovanni Battista Zelotti, pittore di fiducia di Andrea Palladio e collaboratore del Veronese. I suoi 40 riquadri raccontano l’epopea degli Obizzi, i primi proprietari, condottieri e capitani di ventura.

Il direttore del complesso, Marco Moressa, ha spiegato: “Il Catajo fu progettato per stupire. Gli Obizzi vollero un castello quando nel Veneto delle ville palladiane i castelli non li faceva più nessuno. E nel Cortile dei Giganti, come nell’antica Roma, organizzavano naumachie”.

Tra gli ambienti più apprezzati ci sono gli spazi ottocenteschi decorati con monocromi paesaggistici di Marino Urbani, la pietra insanguinata legata all’assassinio di Lucrezia Obizzi (uno dei casi di cronaca nera più noti del Seicento), il parco con le ninfee, e la Grande Terrazza dove si esibì Franz Liszt nel 1838. Nella cappella neogotica, un tempo si trovava anche un piccolo altarolo portatile di El Greco, oggi custodito alla Galleria Estense di Modena.

I restauri proseguono ancora oggi. “Questa è un’opera senza fine, ogni volta che cambi una trave rischi di dover cambiare il tetto”, ha dichiarato il direttore. Tra gli interventi più recenti, quelli sugli appartamenti della famiglia Asburgo Este, che utilizzava il castello per le villeggiature. Il complesso passò poi alla Casa d’Austria, ospitando anche l’arciduca Francesco Ferdinando, poco prima dell’attentato che diede inizio alla Prima guerra mondiale.

Ti suggeriamo

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963