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Camogli, obbligatorie due portate a testa al ristorante: polemica

In un ristorante di Camogli, in provincia di Genova, è obbligatorio ordinare almeno due portate a testa: una decisione che ha scatenato una polemica

Pubblicato:

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Ha fatto scalpore quanto successo in un ristorante di Camogli: pioggia di critiche, soprattutto sui social, perché nel locale in questione vige l’obbligo di ordinare almeno due portate a testa.

Due portate a testa obbligatorie: la polemica a Camogli

Come riferito da ‘Repubblica’, a Camogli, località in provincia di Genova, un locale “obbliga” gli avventori a ordinare non meno di due portate a testa: la notizia ha fatto velocemente il giro del web, scatenando una pioggia di critiche nei confronti del ristorante.

La titolare del locale ha spiegato semplicemente che non è stata una scelta facile, ma necessaria per riuscire a mantenere un certo livello di qualità, senza dover operare dei tagli sui prodotti o sul personale, considerando le dimensioni del ristorante, 18 coperti in totale. Il locale, inoltre, non fa doppio turno, quindi i clienti a cena possono restare tutto il tempo che vogliono.

Al contrario di quanto successo in altri ristoranti d’Italia, dove le polemiche per qualche decisione “particolare” ha convinto i titolari a tornare sui propri passi, a Camogli non ci sarà alcun ripensamento: chi vorrà mangiare in quel determinato ristorante dovrà ordinare almeno due portate a testa.

In Liguria, nel corso dell’estate del 2023, era scoppiata un’altra polemica legata a un episodio simile: in quell’occasione le critiche erano piovute nei confronti di una trattoria di Finalborgo, in provincia di Savona, dove venivano addebitati sul conto dei clienti 2 euro per il “piattino per la condivisione”.

A suo tempo i titolari del locale si erano difesi, dichiarando che la richiesta di servizi aggiuntivi comporta un maggior lavoro da parte dello staff e un impiego di risorse superiore, due motivi che giustificano il prezzo extra.

Ristoranti italiani, tanti casi social

Sono diversi i casi social che riguardano i ristoranti italiani negli ultimi anni: polemiche che viaggiano in fretta sulla rete e diventano virali in un batter d’occhio. Uno degli episodi più recenti è quello di Ortisei, dove un locale chiede 3 euro per ogni piatto vuoto in più.

Il proprietario del locale ha spiegato che la decisione di far pagare il piatto vuoto è controbilanciata dall’offerta del coperto gratis: “Non crediamo di fare nulla di sbagliato facendoci pagare il lavaggio, le posate, i tovaglioli e l’acqua naturale – ha aveva spiegato a ‘Repubblica’ – sono tutti servizi che non ci arrivano gratis”. Il ristoratore, inoltre, aveva ricordato che “il prezzo del piatto vuoto è scritto chiaramente sul menù, chi è contrario può non chiederlo”.

A Palermo, invece, aveva fatto scalpore l’esperienza del cliente di un’enoteca nella zona del Porto: l’uomo aveva ordinato tre panini e uno spumante e quando ha ricevuto lo scontrino con il conte, si è ritrovato un supplemento di 8 euro alla voce “apertura tappo”.

Il cliente aveva postato la foto sui social network, facendo incetta di commenti e condivisioni. Dal canto suo il titolare dell’enoteca aveva spiegato che si trattava solamente di un errore di scrittura e che “apertura tappo” stava per “servizio al tavolo“: è consuetudine, anche un Francia, che se un cliente vuole servita al tavolo una bottiglia, si debba pagare il servizio al tavolo.

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