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Chi è Annalisa Malara, il "Personaggio dell'anno" in Italia

Annalisa Malara, la dottoressa che a Codogno diagnosticò il primo caso ufficiale italiano di Covid, è il "Personaggio dell'anno" in Italia nel 2020

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Annalisa Malara è il “Personaggio dell’anno” in Italia del 2020. La dottoressa che diagnosticò a Codogno il primo caso ufficiale di Coronavirus in Italia è stata scelta da una giuria di opinion leader, formata da giornalisti, sondaggisti e personalità dell’economia, della scienza e della cultura. L’annuncio è arrivato nel corso dell’evento ‘Sky TG24 LIVE IN’ a Courmayeur.

Chi è Annalisa Malara

Annalisa Malara, nata e cresciuta a Cremona, si è specializzata in Anestesia e Rianimazione all’Università di Pavia, tra le migliori in Italia, e si è formata al Policlinico San Matteo di Pavia. Poi ha lavorato, dapprima, all’Ospedale civile di Vigevano e, poi, all’Ospedale Maggiore di Lodi, a cui è collegata la struttura ospedaliera di Codogno.

Proprio all’ospedale di Codogno Annalisa Malara era in turno il 20 febbraio 2020, quando fu ricoverato Mattia. Grazie alla sua intuizione, Mattia è diventato il primo caso ufficiale di Covid-19 in Italia.

A ottobre Annalisa Malara è stata premiata da Sergio Mattarella al Quirinale, in occasione della cerimonia di consegna delle onorificenze di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferite “motu proprio” dal Presidente della Repubblica.

Perché Annalisa Malara è il “Personaggio dell’anno”

Annalisa Malara è stata scelta in rappresentanza del lavoro e dello sforzo di tutti i medici italiani in questo periodo segnato dall’emergenza Coronavirus.

Annalisa Malara ha commentato così il premio ricevuto: “Vi ringrazio moltissimo per questa nomina, che mi riempie davvero di gioia e di orgoglio. Voglio condividerla con tutti i miei colleghi sanitari, sia medici, sia infermieri, sia soccorritori, che durante questi lunghissimi mesi di pandemia hanno dato davvero l’anima per riuscire a far fronte a questa gravissima emergenza sanitaria. È un premio che condivido con ognuno di loro e credo che questa nomina stia soprattutto ad indicare la vicinanza delle persone e delle Istituzioni a tutti noi sanitari in prima linea nella lotta a questo virus”.

La dottoressa ha poi aggiunto: “I momenti vissuti quel 20 febbraio sono rimasti impressi nella mia memoria in modo indelebile, ma anche nella memoria di tutti coloro che erano presenti con me in terapia intensiva quel giorno a Codogno”.

E ancora: “Oggi credo di rappresentare la dedizione a una professione che richiede sacrificio, studio e sicuramente tanta voglia di fare al meglio il lavoro per cui si è chiamati a dare il proprio contributo, che è un lavoro fondamentale, importantissimo e che ha al centro del nostro operato la vita di altre persone che danno la loro salute nelle nostre mani. È sicuramente un lavoro delicato e di responsabilità che tutti noi, adesso a maggior ragione, ma anche prima, cerchiamo di fare al meglio delle nostre possibilità”.

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