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Roma segreta: alla scoperta della collina di cocci del Testaccio, antica discarica romana

A poca distanza dal centro della Capitale c'è una collina artificiale composta da tonnellate di cocci d'anfora, testimone dell'impero romano

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Nel cuore di Roma, a pochi passi dalle sponde del Tevere, affacciata sulla piramide di Caio Cestio, c’è Monte Testaccio. È una collina artificiale composta da migliaia di antichi cocci, rimasugli di anfore che negli anni sono state accumulate in questa zona adibita ai tempi dell’impero come discarica, oggi montagnola artificiale di grande fascino archeologico. Qui si può letteralmente passeggiare sulla storia. Basta muoversi sui lievi pendii del colle creato dall’uomo per toccare con mano le testimonianze del passato e lasciarsi immergere da suggestioni davvero uniche.

Erano i tempi in cui l’impero romano faceva splendere sul Mediterraneo la propria forza e potenza. Roma era centro nevralgico di importanti scambi commerciali del Mediterraneo quando pian piano il monte dei cocci prese vita: qui venivano portate tutte quelle anfore, principalmente provenienti dall’Andalusia e dal nord Africa, che contenevano il prezioso e pregiato olio che i romani avevano bisogno di importare. Le anfore olearie non erano riutilizzabili, le pareti interne dei vasi venivano irrimediabilmente alterate dalla sostanza. I romani, ben 2000 anni fa, avevano già norme igieniche molto severe che impedivano il riutilizzo dei contenitori per evitare il proliferare di malattie.

L’attuale Monte Testaccio divenne così, pian piano, una montagnola di detriti di terracotta abbandonati, che nel suo nome attuale ricorda ancora la sua antica funzione, le anfore di cui la collinetta è composta, infatti, in latino venivano denominate “testae”, denominazione che caratterizza l’intera zona.

Un’altura fatta di storia e testimonianze dell’antica economia romana che nei secoli ha raggiunto 54 metri di altezza e almeno 22.000 metri quadri di estensione. Dopo un’accurata analisi delle incisioni presenti sui reperti si è stabilito che i cocci più antichi risalgano almeno al 140 d.C.

Con la graduale crisi dell’Impero anche le importazioni di olio vennero pian piano diminuendo e la discarica assunse il suo attuale aspetto intorno al III secolo d.C.

Nel Medioevo il monte divenne protagonista dei giochi carnascialeschi che oggi farebbero rabbrividire per la crudeltà delle iniziative: tra il XIII e XV secolo dall’alto del monte di cocci venivano spinti verso il basso maiali, cinghiali, buoi e tori che venivano contesi dai popolani con lance e spade per impossessarsene.

Persino durante la seconda guerra mondiale il monte dei cocci fu protagonista della storia di Roma: vi fu installata una batteria antiaerea di cui sono visibili ancora oggi i resti.

Testimonianze di guerra e archeologia che oggi è possibile ammirare solo attraverso visite guidate, un’occasione da non perdere per ammirare uno dei luoghi più suggestivi ed evocativi di tutta Roma.

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