Alga tossica in Puglia: dov'è, rischi e sintomi
L'Ostreopsis ovata è un'alga tossica ormai da anni presente lungo le coste pugliesi: scopriamo dove è stata segnalata e quali sono i suoi rischi
L’alga tossica torna a destare preoccupazione lungo le coste pugliesi, dove ormai da anni ha trovato il suo habitat ideale per proliferare: l’Ostreopsis ovata è stata segnalata in diverse località e, grazie al costante lavoro di monitoraggio condotto dall’Arpa, in alcuni tratti di costa è stato istituito il divieto di balneazione. Scopriamo cos’è l’alga tossica, dove si trova e quali sono i suoi rischi.
Puglia: dove si trova l’alga tossica
Proveniente dai mari tropicali dove è una specie endemica, l’alga tossica (Ostreopsis ovata) è ormai comune lungo le coste pugliesi: è stata introdotta nel Mediterraneo probabilmente in modo accidentale, e qui – soprattutto negli ultimi anni, per via del riscaldamento dei mari – ha trovato l’habitat perfetto per crescere e proliferare. Da diverso tempo, dunque, quest’alga affligge il litorale della Puglia.
L’Arpa monitora attentamente, durante la stagione estiva, la presenza – qualitativa e quantitativa – dell’alga tossica in alcune delle zone costiere destinate alla balneazione. I siti tenuti sotto controllo, con monitoraggio quindicinale, sono ben 20, disposti lungo tutto il litorale della regione. Quest’anno, i numeri hanno destato preoccupazione nelle prime settimane d’estate, mentre in questi ultimi giorni hanno registrato un calo. L’ultimo monitoraggio riguarda il periodo compreso tra il 1° e il 15 luglio 2024.
Diverse segnalazioni riguardanti l’Ostreopsis ovata sono arrivate da località molto frequentate dai turisti, tra cui Torre Canne, Bisceglie, San Giorgio, Bari, Fasano, Molfetta, Monopoli e Porto Badisco. Nelle scorse settimane, per evitare rischi, le autorità hanno disposto alcuni divieti di balneazione nelle zone a nord di Bari, dopo le rilevazioni dell’Agenzia per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente.
Cos’è l’alga tossica: rischi e sintomi
L’alga tossica, il cui nome scientifico è Ostreopsis ovata, è un organismo unicellulare di piccolissime dimensioni, comprese solitamente tra i 30 e i 60 micron. È tipica delle acque tropicali, dove vive soprattutto in luoghi caldi e ben illuminati, privi di forti correnti. Durante i mesi estivi si verifica il picco della sua diffusione: per proliferare ha infatti bisogno di alte temperature e alta pressione atmosferica, buon irraggiamento solare e mare calmo per almeno 10-15 giorni.
Perché viene chiamata alga tossica? Questo microrganismo produce una tossina, la Palitossina simile, che in alte concentrazioni può provocare numerosi problemi. Per quanto riguarda l’habitat marino, una grande diffusione dell’Ostreopsis ovata può causare morie o sofferenze di organismi quali stelle di mare, ricci, granchi e molluschi. Tuttavia, ci possono essere conseguenze – per fortuna non gravi – anche sull’uomo.
Entrare in contatto con l’alga tossica può infatti scatenare malesseri transitori, tra cui rinite, faringite, laringite, bronchite, febbre, dermatite e congiuntivite. Il problema si manifesta soprattutto dopo una mareggiata, in quanto la corrente produce aerosol marino che causa la diffusione della tossina nell’aria. Per questo motivo occorre fare attenzione nei luoghi in cui è stata segnalata la presenza dell’alga.
Quali sono le precauzioni da adottare? Seguendo i report pubblicati a cadenza quindicinale dall’Arpa, si possono individuare le zone in cui si sono verificate fioriture di Ostreopsis: bisogna evitare di restare nei pressi della costa durante e subito dopo le mareggiate. Inoltre è consigliato limitare il consumo di molluschi e ricci di mare provenienti dalle suddette località, perché possono accumulare tossine nel loro organismo.