La nuvola a forma di piuma sul campanile di San Marco a Venezia
Una spettacolare nuvola a forma di piuma è comparsa nel cielo di Venezia, proprio sopra al campanile di San Marco: si tratta di un Cirrus fibratus
Una spettacolare nuvola a forma di piuma è comparsa nel cielo di piazza San Marco, a Venezia, dopo il temporale che si è abbattuto sulla città nella mattinata del 30 luglio 2023.
È apparsa proprio sopra la cuspide del campanile di San Marco, come un’enorme penna d’artista che avesse appena finito di disegnare lo scenario unico del “Salotto d’Europa”.
Una nuvola a forma di piuma nel cielo di Venezia
La visione dalla laguna dev’essere stata emozionante: un altissimo cirro a forma di piuma si è materializzato esattamente sopra al campanile di San Marco a Venezia, regalando un tocco di inaspettata poesia alla già impressionante bellezza di una delle piazze più importanti del mondo.
La nuvola è comparsa dopo il temporale che ha interessato la città nella mattinata di domenica 30 luglio 2023: si tratta di un Cirrus fibratus, una delle tipologie più diffuse di cirri – le nubi dall’aspetto filamentoso e setoso che prendono il nome dal cirrus, in latino “ciocca di capelli arricciata”.
Le nuvole di questo tipo sono composte di piccoli cristalli di ghiaccio, la cui bassa densità rende le nubi spesso trasparenti, o dall’aspetto velato, e caratterizzate da lunghi e sottili filamenti.
I cirri che compaiono alla fine di un temporale, come quello apparso sopra piazza San Marco a Venezia, sono anche detti falsi cirri, perché invece di essere generati da un fronte di aria calda, come avviene nei “cirri del bel tempo”, seguono fedelmente lo sviluppo della cella temporalesca.
I cirri possono assumere forme filamentose o “a chiazze”: leggerissime e molto sensibili alle correnti, queste nuvole possono tratteggiare nel cielo qualunque tipo di suggestione, dalla Venere di Botticelli avvistata nei cieli siciliani nel 2021 alla grande piuma comparsa sopra San Marco.
Pareidolia: perché vediamo oggetti nelle nuvole
Quando si parla di vedere volti, figure di animali e oggetti tra le nuvole del cielo, quasi sempre si fa riferimento alla pareidolia, il fenomeno che ci conduce a organizzare le informazioni visive in modo che somiglino a qualcosa che conosciamo già.
È la stessa cosa che succede con le macchie sui muri, con oggetti di uso comune come interruttori e cassette della posta e addirittura con i contorni frastagliati di alcune coste italiane.
Vale anche per la spettacolare piuma comparsa nel cielo di Venezia, anche se in questo caso l’associazione sembra immediata: è “come se il vento l’avesse staccata dalle ali della statua dell’angelo posta sulla cuspide del campanile”, si legge nella didascalia dell’Ansa.
Ma perché vediamo una poetica piuma sospesa laddove ci sono soltanto cristalli di ghiaccio plasmati dalle correnti? Come dimostrano gli ultimi esperimenti nel campo delle neuroscienze, il cervello umano sviluppa una preferenza per i volti ancora prima della nascita, e tende naturalmente a rintracciare forme conosciute in quello che gli viene offerto alla vista.
Lo sapeva già Leonardo da Vinci, che nel Trattato della pittura spiegava come sia possibile trovare l’ispirazione nelle immagini che si possono vedere “in alcuni muri imbrattati di varie macchie o pietre di vari misti”. Nello stesso periodo, Andrea Mantegna dipingeva tra le nuvole un cavaliere a cavallo dietro la colonna del San Sebastiano (1456) e una nuvola a forma di volto nel Trionfo della virtù (1502).