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Arte & Cultura

L'ultimo mistero dell'Appia Antica: trovato uno scheletro

Sull’Appia Antica, davanti al Mausoleo di Cecilia Metella, è stato rinvenuto uno scheletro: una sepoltura enigmatica che potrebbe rivelare molto

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L’Appia Antica continua a regalare affascinanti scoperte: durante i lavori di scavo per l’illuminazione della Chiesa di San Nicola, proprio di fronte al Mausoleo di Cecilia Metella, è venuto alla luce uno scheletro umano.

Insieme allo scheletro, che appartiene a un soggetto di 15 anni di età, sono state rinvenute due fibbie in metallo di forma circolare, una particolarità che rende ancora più interessante la scoperta. Le indagini sono già in corso: come spiega il Parco, “dovranno stabilire se la deposizione appartiene alla fase della costruzione della chiesa (inizio XIV sec.) oppure se si tratta di una sepoltura precedente l’impianto del Castrum Caetani”. Per il momento, l’ultima scoperta dell’Appia Antica è avvolta dal mistero.

Appia Antica, trovato uno scheletro nel Castrum Caetani

La chiesa di San Nicola a Capo di Bove sorge di fronte al Mausoleo di Cecilia Metella, nell’area che un tempo costituiva il Castrum Caetani, un castello fortificato circondato da mura e torri merlate appartenente alla famiglia Caetani. L’ultimo mistero dell’Appia Antica proviene proprio dalla Chiesa di San Nicola: nel corso degli scavi per il passaggio della linea di illuminazione del monumento, è emerso uno scheletro umano.

Lo scheletro, ben conservato, appartiene a un individuo adulto di 15 anni di età, ed è stato rinvenuto in associazione a due fibbie in metallo di forma circolare. “Questa sepoltura incuriosisce per due particolarità”, spiega a ‘Repubblica’ il funzionario archeologo Stefano Roascio, la prima delle quali è proprio relativa alle fibbie: molto probabilmente appartenevano “a una cintura a doppia fibbia, più rare per l’epoca rispetto alle cinture normali”.

La seconda particolarità della sepoltura emersa a pochi metri dal Mausoleo di Cecilia Metella, è che “lo scheletro è legato a un muro precedente alla chiesa, che però non viene alterato, come se si volesse rispettare una sepoltura precedente”.

“Il muretto viene rasato proprio nel punto in cui è a contatto con lo scheletro”, spiega Roascio: sembrerebbe quindi trattarsi di una sepoltura precedente all’impianto del Castrum Caetani, il castello fortificato fatto costruire dalla facoltosa famiglia vicina a Bonifacio VIII nei primissimi anni del XIV secolo (che includeva al suo interno sia il Mausoleo romano sia la Chiesa di San Nicola, fatta edificare nel cortile del castello).

Il mistero dello scheletro dell’Appia Antica

“Le indagini in corso”, spiega il Parco Archeologico dell’Appia Antica su Facebook, “dovranno stabilire se la deposizione appartiene alla fase della costruzione della chiesa (inizio XIV sec.) oppure se si tratta di una sepoltura precedente l’impianto del Castrum Caetani”. Per una più precisa datazione, si legge nel post, “sarà determinante lo studio tipologico delle fibbie e il risultato delle analisi al Carbonio-14”.

È ancora troppo presto per azzardare qualsiasi tipo di ipotesi”, spiega l’archeologo Roascio a ‘Repubblica’, “sto seguendo delle piste, una delle quali fa legare la produzione di queste fibbie a Pisa, dove mi recherò a breve per fare delle ricerche, ma non dico altro”.

Il mistero dello scheletro potrebbe condurre a importanti scoperte sull’affascinante storia del Castrum Caetani: il ritrovamento delle fibbie, così rare per l’epoca, il fatto che la sepoltura del ragazzo sia stata rispettata nelle successive edificazioni e che si trovi vicino alla facciata della Chiesa dei Caetani lascia pensare che il 15enne potesse avere dei legami con la famiglia di Bonifacio VIII.

L’ultima enigmatica scoperta dell’Appia Antica solleva suggestivi interrogativi: “Lo studio antropologico potrebbe farci capire a quale status sociale apparteneva”, spiega Roascio, “di solito se c’è uno schiacciamento delle vertebre denota che era un lavoratore. Potremmo capire se era in salute o meno, com’è morto. Se non lavorava allora evidentemente apparteneva a uno status nobiliare”, spiega l’archeologo.

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