Siccità, le 12 regioni ad alto stress idrico in Italia
La crisi idrica in Italia ha raggiunto livelli critici. 12 regioni affrontano un alto stress idrico causato da cambiamenti climatici e sfruttamento risorse
La situazione idrica in Italia ha raggiunto livelli allarmanti, con una perdita del 51,5% delle risorse idriche rinnovabili nel 2022 rispetto alla media storica. È quanto emerge dai dati della Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti, che fotografa un quadro preoccupante per il nostro Paese.
I dati sulla siccità in Italia
Secondo questi dati, dodici regioni stanno affrontando un alto stress idrico, con Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Marche particolarmente colpite (è possibile consultare l’elenco completo nella fotonotizia). Il cambiamento climatico e l’attività umana hanno aggravato la scarsità d’acqua, posizionando l’Italia come il quarto Paese più colpito nell’Unione Europea, preceduto solo da Belgio, Grecia e Spagna.
Dall’analisi risulta che l’agricoltura e l’idroelettrico sono i settori più danneggiati. L’agricoltura in Italia, già sotto numerose pressioni, sta ora fronteggiando una crescente carenza d’acqua, che minaccia sia la produzione alimentare sia la sostenibilità delle attività agricole. La scarsità idrica ha provocato riduzioni significative nella produzione di miele (-70%), pere (-63%) e ciliegie (-60%).
Anche il settore idroelettrico, una fonte cruciale di energia rinnovabile per il Paese, è gravemente colpito dalla diminuzione delle risorse idriche, con il rischio di danneggiare la capacità dell’Italia di soddisfare la domanda energetica attraverso l’utilizzo di fonti pulite. Le previsioni per il futuro non sono rosee. Si attende un’ulteriore riduzione delle risorse idriche entro il 2100, con un calo del 40% a livello nazionale e picchi di riduzione del 90% nel Mezzogiorno.
La crisi idrica del 2022, considerata senza precedenti, ha visto una drastica diminuzione delle precipitazioni totali e un deficit del 60% nel manto nevoso rispetto alla media del decennio 2010-2021. Le temperature elevate hanno fatto sì che solo il 13,5% delle precipitazioni riuscisse a ricaricare le falde acquifere, sollevando ulteriori preoccupazioni sulla sostenibilità a lungo termine delle risorse idriche.
I dati rivelano che il volume d’acqua perso nel 2022 sarebbe sufficiente per irrigare circa 641.000 ettari di terreno, un’area pari all’intera superficie agricola del Lazio. Inoltre, questa quantità d’acqua corrisponde al consumo annuale di oltre 14 milioni di persone, equivalente alla popolazione di Lombardia e Piemonte, e alla quantità utilizzata per la produzione da 82.000 imprese manifatturiere, rappresentative del tessuto industriale di regioni come Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Veneto.
È evidente dai dati che la situazione richiede un intervento urgente e coordinato tra istituzioni e cittadini per promuovere una gestione sostenibile dell’acqua e investire in infrastrutture innovative. L’obiettivo è ottimizzare la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua, attivando il 20% dei volumi potenzialmente sfruttabili già presenti nelle grandi dighe italiane. Questo approccio integrato è fondamentale per garantire la sicurezza idrica e la prosperità delle generazioni future.