Santa Luciella e la leggenda del teschio con le orecchie a Napoli
Alla scoperta del mistero che avvolge il cranio custodito all'interno dell'ipogeo della chiesa
Santa Luciella, una piccola chiesa nel centro storico di Napoli, custodisce una leggenda che si tramanda da secoli: quella del teschio con le orecchie.
Nell’ipogeo della chiesa è situato un raro esemplare di cranio con cartilagini mummificate, ribattezzato come il celebre teschio con le orecchie. Alla reliquia, i fedeli erano soliti rivolgere le proprie preghiere, nella speranza che, udendole, potesse inviarle a chi di dovere nell’aldilà.
L’identità dell’uomo al quale apparteneva il teschio con le orecchie è ad oggi ancora sconosciuta e avvolta in un mitico alone di mistero. Al momento, l’unico dato certo è quello relativo alle sue origini: secondo gli studiosi, il cranio custodito all’interno dell’ipogeo della chiesa di Santa Luciella ai Librai di Napoli risale al Seicento.
La leggenda del teschio è legata al culto delle anime pezzentelle, ovvero quelle anime sconosciute, anonime, abbandonate e senza una degna sepoltura, i cui scheletri venivano dimenticati nelle fosse comuni. Attraverso l’adozione di un teschio, il fedele poteva alleviare la pena dell’anima pezzentella, ricevendo grazie in cambio.
La chiesa di Santa Luciella ai Librai di Napoli è un piccolo gioiello architettonico nel cuore del capoluogo campano. Si trova nel vicolo omonimo detto “vicut Cornelianus” dai romani e collega San Biagio dei Librai a San Gregorio Armeno. Fu fondata poco prima del 1327 per volere di Bartolomeo di Capua, consigliere di Carlo II d’Angiò. La chiesa venne indicata come Cappella dell’Arte dei Molinari e successivamente presa in custodia dai Pipernieri, artisti che scolpivano le pietre dure.
In seguito, nel 1748, la chiesa diventò la sede dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione SS. Gioacchino e Carlo Borromeo, per poi essere abbandonata per decenni. Grazie al lavoro svolto dall’Associazione Respiriamo Arte, lo scorso aprile la chiesa di Santa Luciella ai Librai è stata riaperta al pubblico che, oltre al teschio con le orecchie, può tornare ad ammirare la sua navata unica con un bellissimo pavimento maiolicato, sopravvissuto nonostante diversi anni di abbandono e incuria.
Il maestoso portale in piperno è ancora oggi sormontato da un affresco con lo stemma della corporazione dei Pipernieri, Frabbicatori e Tagliamonti che alla santa affidavano la protezione della vista, messa a rischio dai propri mestieri. Sul frontale dell’entrata si trova la piccola cappella dedicata a Santa Lucia, mentre sulla parete laterale c’è un varco che conduce alla sagrestia. Visibili ovunque, infine, gli stemmi mariani realizzati nel rimaneggiamento del Settecento.