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Arte & Cultura

La storia di Pompei riscritta grazie al dna antico: la scoperta

Uno studio innovativo sul DNA antico di Pompei ha offerto informazioni sulla composizione etnica e le origini dei pompeiani con dettagli sorprendenti

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Grazie a uno studio innovativo condotto da un team internazionale sul DNA antico degli abitanti di Pompei, è stato possibile estrarre materiale genetico da alcuni dei calchi in gesso dei pompeiani, ricavando dettagli sorprendenti che riscrivono la storia della famosa colonia romana.

La nuova scoperta su Pompei grazie all’analisi del DNA antico

L’analisi del DNA antico ha permesso ai ricercatori di gettare nuova luce sugli abitanti di Pompei, cambiando profondamente le ipotesi fatte finora sulle loro vite e sulle loro origini.

La ricerca, pubblicata su ‘Current Biology’ e frutto della collaborazione tra Harvard e l’Università di Firenze, ha dimostrato che molte ipotesi tradizionali sui rapporti di parentela e sul genere dei pompeiani non erano accurate. Infatti, in diversi casi, i ricercatori hanno scoperto che le persone credute imparentate, come madri e figli o sorelle, non avevano alcun legame di parentela.

Secondo gli scienziati coinvolti, tra cui David Reich, genetista dell’Università di Harvard e coordinatore dello studio, e David Caramelli, antropologo dell’Università di Firenze e co-autore dello studio, i risultati ottenuti hanno permesso di determinare in modo accurato il sesso e le relazioni genetiche dei pompeiani analizzati.

Ad esempio, uno dei calchi, che raffigurava un adulto con un bambino tra le braccia e che per molto tempo è stato interpretato come una madre con il proprio figlio, ha rivelato una storia diversa: entrambi erano di sesso maschile e non risultavano imparentati.  Scoperte che dimostrano come il DNA antico possa offrire una visione più precisa, in contrasto con le supposizioni archeologiche basate sulla sola osservazione fisica.

Durante le fasi di studio, è stata dunque evidenziata l’importanza di un approccio multidisciplinare per mettere alla prova le interpretazioni tramandate nel tempo ed evitare interpretazioni dei fatti basate, magari, su visioni moderne.

Perché lo studio su Pompei è importante

Lo studio ha  sottolineato quanto sia fondamentale integrare dati genetici e archeologici per evitare visioni distorte e ha messo in luce l’importanza di un approccio interdisciplinare che combini genetica, archeologia e storia per costruire una visione accurata delle popolazioni antiche.

Oltre a chiarire i legami di parentela, il DNA antico ha rivelato altri dettagli interessanti. I dati genetici indicano che alcuni degli individui esaminati discendevano da recenti immigrati provenienti dal Mediterraneo orientale, mostrando quindi che Pompei non era una colonia chiusa, ma parte di una rete di scambi culturali e migratori tipici dell’Impero romano.

Una scoperta importante che suggerisce che la città, al momento dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., ospitasse una popolazione varia e cosmopolita, in linea con i modelli di mobilità e integrazione che caratterizzavano il mondo romano.
David Reich, che ha guidato le ricerche, ha osservato che queste informazioni contribuiscono a una comprensione più completa delle società antiche, grazie all’integrazione dei dati genetici con quelli archeologici.

L’analisi ha dunque riscritto il quadro demografico di Pompei, dimostrando come la sua popolazione fosse più eterogenea e mobile di quanto si pensasse. I ricercatori, infatti, hanno sottolineato come questa natura diversificata della colonia rifletta dinamiche più ampie dell’Impero romano, che favoriva la migrazione e gli scambi tra culture diverse, contribuendo alla creazione di comunità multiculturali.

 

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