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La pasta tricolore diventa un caso: "Un danno per l'Italia"

Polemica sulla pasta tricolore venduta nei duty-free: secondo chef Scabin può essere un danno per l'immagine della cucina tradizionale italiana

Pubblicato:

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

La pasta tricolore diventa un caso: quella venduta nei duty-free, secondo il noto chef Davide Scabin, non può essere un biglietto da visita della tradizione italiana e anzi, potrebbe rappresentare anche un danno.

Il caso della pasta tricolore

Della pasta tricolore chef Davide Scabin ha parlato alla vigilia del Summer Fancy Food Show, il più grande evento commerciale del Nord America dedicato alle specialità alimentari:

“La pasta tricolore venduta nei duty free non può essere il nostro biglietto da visita – le parole dello chef riportate da ‘Repubblica’ – nessuna casa degli italiani si cuoce questa pasta e non si trova normalmente in commercio se non nei posti turistici. Non sono contrario a prodotti che usano colori naturali nella pasta, e ci sono seri pastifici in Italia che ne producono, ma trovo mortificante che proprio dove dovremmo offrire italianità si sia rappresentati da un prodotto dal quale gli italiani stessi sono i primi a dissociarsi”.

Lo chef a ‘Gusto’, ha inoltre spiegato che il problema della pasta non è il tricolore, bensì il prezzo e la qualità: “Se è per i colori, anzi, entro poche settimane anche nel mio bistrot arriverà una pasta che più che colorata definirei diversamente gialla, prodotta da un grande pastaio, e per ora non dico di più. Ma quei pacchi colorati, no, ricordano Totò che si vendeva la fontana di Trevi”.

Per Scabin che ha ricoperto il ruolo di “giudice ombra” di MasterChef Italia, la questione è di rappresentanza della tradizione culinaria italiana, apprezzata, invidiata e copiata in tutto il mondo: “Non ci rappresenta né come cultura alimentare, né come gusto, né proprio come rapporto qualità-prezzo. Io ho pagato in aeroporto un pacco di farfalle tricolori 6,90 euro per 250g. Che è quasi 28 euro al chilo. Neanche la pasta di più alta fascia usata negli stellati arriva a costare al chilo quanto questa”.

L’assaggio di chef Scabin e la risposta di Unione Italiana Food

Scabin ha rivelato di aver assaggiato una pasta tricolore che ha definito di “qualità molto scarsa”, spiegando però che un singolo assaggio non è sufficiente per bocciare quella specialità di pasta e ribadendo quanto sia distante  dalla cucina italiana tradizionale:

“Io ne ho provata una di qualità molto scarsa, ma nel duty-free era venduta accanto a prodotti di reale qualità. Non voglio però ancora soffermarmi sulla qualità, perché dovrei assaggiare diversi produttori prima di esprimermi e non commettere dei torti. Tuttavia nessuno si senta offeso se ribadisco che non c’è italiano che non ridacchi e bolli questa pasta come roba kitsch da turisti. Serve un’azione concreta per arginare questa forma di Italian Sounding culturale che ci auto-infliggiamo in casa nostra”.

Sull’argomento a lungo trattato da chef Davide Scabin, interpellato anche Luigi Cristiano Laurenza, il segretario generale dei Pastai di Unione Italiana Food che interpellato da ‘Gusto’ ha risposto così alla polemica innescata:

“La pasta tricolore fa parte della diversificazione dell’offerta. La qualità della pasta è garantita dalla legge di purezza del 1967 e dalle successive modifiche e da quei parametri seguiti, quindi c’è la garanzia, e poi la capacità dei pastai che usano spinaci disidratati per arrivare a ottenere il colore verde e pomodoro disidratato per quello rosso”.

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