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Maltempo, così il Mose ha salvato Venezia dalla marea record

Il Mose, un complesso di dighe mobili costruito per proteggere la città dall’alta marea, ha salvato Venezia dall'acqua che avrebbe invaso la laguna

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Venezia colpita dal maltempo ha evitato l’acqua alta grazie all’opera del Mose. È stata la prima volta che le dighe sono state messe in funzione per proteggere la città lagunare dall’alta marea.

Il Mose ha salvato Venezia dall’acqua alta

L’ondata di maltempo che ha colpito il Veneto avrebbe allagato l’intera città di Venezia se non ci fosse stato il Mose. Il complesso di dighe mobili costruito per proteggere la città dall’acqua alta ha impedito che questa venisse nuovamente allagata. Alla Punta della Dogana della Salute, in centro città, sono stati rilevati “solo” 62 centimetri di marea, ma senza il Mose si stima che più dell’80% di Venezia sarebbe stata sommersa.

Alcune case e diversi negozi, infatti, avevano messo delle protezioni anti-alluvione per evitare gli allagamenti a edifici e attività. Gli esperti stimavano che il picco massimo sarebbe arrivato nella mattina del 22 novembre attorno alle 9:40 con 170 centimetri d’acqua, per questo già durante la notte le dighe mobili del Mose sono state attivate.

I fatti, però, hanno detto che alle 9.50 del 22 novembre il picco di marea ha raggiunto i 180 centimetri in mare aperto, di fronte alla bocca del porto del Lido di Venezia. Questo sarebbe stato il terzo più alto nella storia dopo gli episodi di “acque grande” avvenuto uno il 4 novembre 1966 quando l’acqua alta ha raggiunto i 194 centimetri e l’altro il 12 novembre 2019 con 187 centimetri. La paura di molti, infatti, era che anche questa volta si sarebbe ripetuto quanto avvenuto proprio il 12 novembre 2019 quando tutta la città era allagata e il vento forte aveva sfondato le porte delle case, travolto barche e creato ingenti danni alla città.

Cos’è il Mose e come funziona

Il Mose è un’opera ingegneristica formata da 78 paratoie mobili, installate nei fondali marini che, quando è previsto un evento di acqua alta, permettono di dividere temporaneamente la laguna dal mare. Ma come funziona davvero il Mose? La laguna veneziana e l’Adriatico sono collegati da tre bocche di porto dove la marea affluisce e defluisce. In condizioni “normali” le dighe del Mose sono collocate sui fondali marini davanti la laguna e sono completamente invisibili. Quando vengono previsti episodi di alta marea, però, le paratoie vengono sollevate fino ad emergere fuori dall’acqua e creano così una barriera tra la laguna e il mare evitando che Venezia venga invasa dall’acqua. Solitamente il Mose entra in azione quando viene stimata una marea superiore ai 110 centimetri.

L’inaugurazione del progetto Mose era avvenuta con la posa della prima pietra il 14 maggio 2003 alla presenza dell’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. A luglio 2020 erano stati fatti dei primi test ma l’impianto non era ancora al 100% completo. Ora dopo quasi 20 anni l’opera è terminata con non poche polemiche. In molti, infatti, si erano opposti alla costruzione del Mose perché l’attivazione prolungata e frequente avrebbe causato ingenti danni all’ecosistema lagunare già molto fragile. Numerose, infatti, erano state le valutazioni di Impatto Ambientale condivise dal comitato “No Mose” che aveva bocciato l’opera. Secondo le cifre condivise il costo totale dell’opera del Mose si aggira attorno ai 6 miliardi. Attualmente le barriere sono gestite dal Consorzio Nuova Venezia (concessionario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) e il costo annuo di gestione, compresi i salari del personale, è di circa 100 milioni.

 

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