Le navi romane di Pisa: storie di commerci, naufragi e vita quotidiana
Trovare dei relitti in città? È possibile, perché stiamo parlando delle navi romane di Pisa, che raccontano una storia socio-economica antichissima e affascinante
Il nostro Paese è come un enorme scrigno che nasconde inestimabili tesori. Di cui abbiamo perso le tracce, sì, ma che, a volte, tornano a noi come un richiamo dall’antichità. Stiamo parlando delle navi romane di Pisa, scoperte “per caso” nel 1998 durante gli scavi commissionati dalle Ferrovie accanto alla stazione di San Rossore, per realizzare un edificio adiacente. Il risultato? Ora, abbiamo un tassello in più dell’infinito mosaico della nostra Storia grazie a una trentina di navi romane, di cui 11 conservate attualmente nel Museo delle Navi, presso gli Arsenali Medicei della città della torre pendente. È proprio a pochi passi dal monumento iconico di Pisa, in effetti, che sono state ritrovate antichissime imbarcazioni, risalenti al tempo in cui, proprio in quella zona, era presente un porto.
Non è la prima volta che in Italia avvengono ritrovamenti casuali di questo tipo: agli inizi degli anni ’90, ad esempio, proprio durante i lavori per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo, è stata ritrovata a Ravenna la Domus dei Tappeti di Pietra, con mosaici risalenti al VI secolo. Come nel caso delle navi romane di Pisa, anche per la scoperta ravennate vennero interrotti i lavori e predisposto uno scavo stratigrafico, ma nel caso della città toscana gli archeologi sono intervenuti con tecnologie molto specifiche, visto che si trattava di ritrovamenti in legno. Come si sono conservate fino a oggi? Proprio come è accaduto per la nave di Comacchio ritrovata negli anni ’80, le imbarcazioni individuate sottoterra, a fianco di San Rossore, erano immerse nell’acqua: l’assenza di ossigeno ha fatto sì che il materiale non degenerasse, impedendo a forme di vita batteriche di intaccarne la struttura. Le procedure per portare alla luce queste navi, riesumate da una profondità di circa tre metri, hanno previsto l’utilizzo di materiali in vetroresina, tessuti capaci di mantenere una certa soglia di umidità e sistemi di nebulizzazione molto avanzati.
Grazie a questi interventi, oggi è possibile ammirare quello che, probabilmente nei prossimi mesi del 2018, sarà il Museo delle Navi di Pisa definitivo: al momento è tutto in fieri e, visitandolo, si ha l’impressione di trovarsi davvero in un arsenale dove, però, si restaurano navi romane antiche, ricostruendole “ex novo”. Questa scoperta ci parla della nostra Storia, dei commerci intrattenuti sulle coste e con le isole vicine, di riti cultuali e della vita dei marinai. Il museo, innanzitutto, approfondisce il motivo per cui le navi si trovavano sottoterra, ovvero a causa delle alluvioni che hanno interessato la zona nei secoli, per poi parlare di chi, su quelle imbarcazioni, ci viveva ogni giorno: il bagaglio del marinaio, ad esempio, ci parla di quanto fosse duro questo mestiere, visto che, oltre al salario, erano presenti antichi rimedi medicinali. Infine, con la presenza di “Alkedo”, una nave romana di ben 22 metri, sappiamo anche qualcosa di più: dai residui di ancestrali tinte presenti sullo scafo, per lo più bianco, possiamo risalire all’immagine di un grande occhio dipinto sulla prua, con funzione apotropaica contro sorte avversa.