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Arte & Cultura

Jesi, dove Costanza d'Altavilla partorì in pubblica piazza l'imperatore Federico II

Federico II di Svezia nacque in una piazza di Jesi, alla presenza del popolo. Oggi, la cittadina marchigiana gli rende omaggio con un museo.

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A Jesi, in provincia di Ancona, c’è un museo unico al mondo. È lo Stupor Mundi – Federico II Experience Museum, inaugurato lo scorso luglio e dedicato a Federico II di Svevia. Era proprio il suo soprannome, “stupor mundi”, e indicava la sua inesauribile curiosità intellettuale. Nato per volere di Gennaro Pieralisi, presidente della Fondazione Federico II Stupor Mundi, sorge proprio nella piazza in cui – il 26 dicembre 1194 – Costanza d’Altavilla diede alla luce Federico II Hohenstaufen, futuro Re di Germania e di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero. Figlia di Ruggero II ed esponente della dinastia degli Hauteville – che strappò la Sicilia al dominio arabo, e la riportò alla cristianità – a trent’anni ancora non era sposata, e il suo futuro da Regina appariva improbabile. Nel 1186, la portò però all’altare Enrico VI di Svevia (di dieci anni più giovane); un matrimonio combinato, voluto da Federico Barbarossa – padre di Enrico – per stringere un’alleanza con la monarchia siciliana.

È dalla sua unione con Enrico II che Costanza d’Altavilla, a quasi quarant’anni, diede alla luce Federico II. Messasi in viaggio verso la Sicilia, il 26 dicembre 1194 fu colta dalle doglie mentre attraversava le Marche. Per permetterle di partorire, il corteo imperiale si fermò a Jesi e – qui – sulla pubblica piazza venne allestita una tenda. Costanza partorì un figlio a cui nessuno prima d’allora aveva creduto (si pensava che avrebbe sottratto il bambino di un’altra donna per dare al marito un erede, visto che per tanti anni un figlio non era arrivato), e che altri ritenevano fosse una sorta di anticristo (Costanza d’Altavilla sarebbe stata infatti costretta al matrimonio, nonostante il suo volere di farsi monaca). Ma quel bambino era Federico II, un uomo destinato a cambiare la storia.

Oggi, Jesi a quell’imperatore rende omaggio. Proprio quella città, che lui definiva “la nostra Betlemme” e di cui scriveva: «nobile città della Marca, insigne principio della nostra vita, terra ove la nostra culla assurse a particolare splendore». Lo fa attraverso un museo in sedici sale tematiche, con ricostruzioni in 3D, installazioni multimediali, riproduzioni d’oggetti e di costumi e oleografie: qui, di Federico II di Svevia, si può scoprire tutto. La sua nascita, le sue imprese, la sua vita, la sua passione per la falconeria e il suo interesse per l’arte, la scienza e il sapere.

 

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