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Curiosità

Il museo degli orrori di Lombroso e la triste storia del teschio di Villella

Teschi, porzioni anatomiche, testimonianze di efferati delitti: non è il set di un film horror, ma il museo di antropologia criminale

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Teschi, frammenti di cervelli, riproduzioni delle fisionomie di persone affette da malattie mentali o protagoniste di efferati crimini. Ma anche tanti innocenti, colpevoli di essere stati etichettati come briganti solo per avere il cognome sbagliato. Il museo di Antropologia Criminale ospitato presso il Palazzo degli Istituti Anatomici dell’Università di Torino, è un luogo molto particolare che non smette di far discutere e infiammare le polemiche.

Il museo fu fondato nel 1876 da Cesare Lombroso, esponente di spicco della fisiognomica, la disciplina che pretendeva di dedurre i caratteri psicologici di una persona attraverso l’aspetto fisico. Una fronte pronunciata, grandi mandibole, incisivi sviluppati, zigomi prorompenti erano considerati un chiaro indizio di una qualche pericolosa devianza che avrebbe portato lo sfortunato detentore di tali caratteristiche fisiche a delinquere o a incappare in qualche malattia mentale. Oggi, tale disciplina, che nel XIX secolo ebbe grande fortuna, è stata relegata nell’alveo delle pseudoscienze.

Nonostante le teorie di Lombroso siano state da tempo smentite, il suo approccio scientifico alla tematica, il minuzioso studio della criminalità e gli aspetti più intriganti della balistica analizzati dal medico e antropologo veronese, sono considerati i pilastri su cui si fondano i moderni studi di criminologia di tutto il mondo. Armi, foto, documenti, disegni, impronte inviate da studenti e ammiratori di Cesare Lombroso arricchiscono le stanze del museo creando un campionario dei crimini del XIX secolo sfaccettato e controverso.

Luogo dell’orrore antimeridionalista o importante museo che rispetta gli standard scientifici? La guerra di petizioni e reciproche accuse alimenta polemiche ataviche che non accennano a stemperarsi.

Passeggiando tra le teche del museo che vanta una macabra collezione di centinaia di resti umani, si può riconoscere il cranio di Giuseppe Vilella, oggetto di una contesa durata anni. I resti dell’uomo originario di Motta Santa Lucia, in provincia di Catanzaro, furono utilizzati da Lombroso per elaborare le proprie teorie sulle caratteristiche fisiche del criminale. I più agguerriti detrattori del modus operandi utilizzato dal padre della criminologia italiana chiedono la restituzione del teschio di Vilella, colpevole,secondo gli archivi, di aver rubato 5 ricotte e due pezzi di pane, per donare dignitosa sepoltura ai resti utilizzati per i controversi studi. La sentenza della Corte di Appello di Catanzaro ha riconosciuto il cranio come bene culturale, che non può essere spostato da Torino riconoscendo inoltre che il teschio è già simbolo degli errori dell’Atavismo Criminale.

I responsabili hanno sempre specificato che il museo di Antropologia criminale è del tutto slegato da intenti celebrativi, evidenziando come gli studi effettuati dal medico Lombroso fossero figli di un tempo in cui si credeva in certe teorie ormai ampiamente superate dall’attuale mondo accademico.

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