L’Etna non è più lo stesso: il nuovo “volto” del vulcano
Gli scienziati dell’Ingv hanno elaborato una nuova mappa topografica dell’Etna: come si è trasformato il vulcano dopo gli eventi eruttivi del 2021
L’Etna è il più grande vulcano attivo d’Europa e uno dei più attivi del mondo: nel corso degli anni la sua superficie si è modificata significativamente, trasformata da colate laviche, erosioni e crolli. Uno studio dell’Ingv appena pubblicato sulla rivista specializzata ‘Remote Sensing’ ha elaborato una mappa aggiornata del vulcano, in grado di mostrare finalmente il nuovo “volto” dell’Etna dopo gli eventi eruttivi del 2021.
L’Etna è cambiato: perché una nuova mappa
Il 2021 è stato un anno cruciale nella trasformazione dell’Etna: lo spiegano gli scienziati dell’Ingv Gaetana Ganci, Annalisa Cappello e Marco Neri nella ricerca appena pubblicata sulla rivista internazionale ‘Remote Sensing’. “Da gennaio a luglio”, si legge nello studio, “si sono verificati più di 50 eventi eruttivi, caratterizzati dall’emissione di colonne eruttive sostenute e colate laviche, combinate con diversi crolli seguiti da valanghe piroclastiche”.
L’area sommitale del vulcano attivo più grande d’Europa ha così subito una variazione morfologica che, almeno nella storia recente, non ha precedenti. Come spiega il vulcanologo dell’Ingv Marco Neri, “vulcani molto attivi come l’Etna modificano significativamente la loro superficie topografica con grande frequenza, soprattutto nelle zone sommitali, cioè quelle più esposte al ricoprimento di nuove colate laviche, erosioni e crolli”.
Il territorio si modifica continuamente, rendendo necessaria l’elaborazione di mappe aggiornate che permettano di conoscere la nuova topografia dell’Etna non soltanto per scopi scientifici e di monitoraggio, ma anche per la sicurezza dei tanti escursionisti che ogni anno visitano la sommità del monte affidandosi alle preziose indicazioni delle guide turistiche.
Avere a disposizione delle nuove mappe topografiche, soprattutto delle zone sommitali del vulcano, è fondamentale per “aggiornare i modelli tridimensionali del terreno sui quali simulare la propagazione di flussi lavici”, quindi monitorare l’attività vulcanica e fare previsioni sui possibili pericoli, ma anche per offrire uno strumento aggiornato alle guide turistiche e a tutte le persone che ogni giorno visitano l’Etna, il più grande laboratorio scientifico a cielo aperto del mondo.
Come è stata realizzata la nuova mappa digitale del vulcano
L’importanza della nuova mappatura dell’Etna non è soltanto di tipo pratico: la metodologia e gli strumenti utilizzati dai ricercatori dell’Ingv sono infatti tra i più sofisticati mai sperimentati, ed hanno permesso di sviluppare una procedura automatica per l’aggiornamento delle mappe.
Come spiegano i vulcanologi dell’Ingv, la nuova procedura testata per produrre la topografia digitale 2021 dell’Etna permette l’aggiornamento dei dati topografici digitali da immagini satellitari multi-sorgente, uniti tramite un processo di “fusione context-aware” che dà origine ad un’unica immagine informata di tutte le diverse elaborazioni.
“In questo modo”, spiegano gli scienziati, “vengono ridotti al minimo gli errori e gli artefatti dovuti alle occlusioni (ad esempio, la presenza di nuvole, neve o pennacchi di cenere) nelle immagini sorgente, con conseguente miglioramento della precisione e della qualità” rispetto alle singole immagini.
Dopo il 2021: il nuovo “volto” dell’Etna
Con la nuova procedura è stata prodotta la topografia digitale dell’Etna che mostra il nuovo picco di 3.347 metri sul bordo nord del Cratere di Sud-Est, ormai di gran lunga più alto del “fratello maggiore”, il Cratere di Nord-Est, da 40 anni la vetta indiscussa dell’Etna.
Gli eventi del 2021 – oltre 50 fenomeni tra colonne eruttive, colate laviche e valanghe piroclastiche – hanno infatti accumulato “notevoli quantità di materiale piroclastico e strati di lava sul cono del Cratere di Sud-Est – il più giovane e più attivo dei quattro crateri sommitali dell’Etna -, portando ad una cospicua trasformazione della sagoma del vulcano”.
E l’Etna continua a trasformarsi: “La colata lavica attiva dai primi giorni di dicembre 2022 e che emerge da una fessura eruttiva apertasi alla base settentrionale del cratere di Sud-Est”, spiega Neri, “seppur modestamente alimentata sta già modificando la morfologia e l’altitudine di quei luoghi”.