I prodotti italiani a rischio per la crisi nel Canale di Suez
La crisi nel Canale di Suez, stretto strategico per le rotte internazionali, mette a rischio l'esportazione di tanti prodotti italiani in Asia
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Vino
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Tra i prodotti italiani maggiormente a rischio a causa della crisi del Canale di Suez c'è il vino che nel 2022, con 590 milioni di euro, è stato in assoluto il prodotto agroalimentare italiano più venduto in Asia.
Confetteria
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La crisi nel Canale di Suez mette a rischio anche l'esportazione dall'Italia dei prodotti di confetteria.
Prodotti a base di cacao
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Anche l'export dei prodotti italiani a base di cacao e cioccolato è a forte rischio per via della crisi che ha colpito il Canale di Suez: insieme a quelli di confetteria, nel 2022 hanno generato vendite verso l'Asia per quasi 400 milioni di euro.
Ortofrutta trasformata
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Quanto succede nel Canale di Suez rappresenta un forte pericolo per l'esportazione di prodotti italiani da ortofrutta trasformata: un mercato da oltre 425 milioni di euro.
Mele
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Altro prodotto italiano messo a dura prova dalla crisi nel Canale di Suez sono le mele.
Kiwi
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Diversa frutta italiana risentirà della crisi nel Canale di Suez: tra i prodotti a rischio si segnalano anche i kiwi.
Arancia Rossa di Sicilia
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L'Arancia Rossa di Sicilia dovrebbe risentire meno della crisi del Canale di Suez: ripercussioni sulle vendite in Asia sono inevitabili, ma gran parte del prodotto è generalmente diretto in Italia, Austria, Germania, Svizzera, Francia, Svezia e Norvegia.
Olio di semi
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La crisi nel Canale di Suez non va a incidere solo sull'esportazione delle eccellenze italiane in Asia, ma mette a repentaglio anche l'importazione nel nostro Paese: tempi duri per l'olio di semi, in cima al Made in Asia più importato in Europa.
Pesce
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Sul fronte dell'importazione, anche l'arrivo di pesce attraverso il Canale di Suez potrebbe subire delle pesanti ripercussioni.
Crostacei
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Tra i prodotti di importazione maggiormente a rischio per la crisi nel Canale di Suez ci sono anche i crostacei.
La crisi nel Canale di Suez mette a repentaglio l’esportazione di tanti prodotti italiani: da quando i ribelli Houthi sono intervenuti nella crisi in Medio Oriente, attraversare lo stresso di 193 chilometri, strategico nelle rotte commerciali italiane e internazionali, è diventato più rischioso.
Da Cia-Agricoltori Italiani, una delle maggiori organizzazioni agricole professionali d’Europa, fanno sapere che per il canale di Suez transita “il 12% del commercio mondiale e il 30% del volume dei container del trasporto marittimo internazionale”.
Secondo Confagricoltura, l’Italia è uno dei Paesi più a rischio per la crisi nel Canale di Suez: il 40% dell’export tricolore, infatti, passa per lo stretto. I prodotti più esposti sono: il vino italiano che nel 2022 è stato il prodotto nostrano più venduto in Asia generando vendite per 590 milioni di euro, e i prodotti agroalimentari, su tutti la frutta. Dall’altro lato, inoltre, sono a rischio anche i prodotti che dall’Asia vengono importati in Europa.
La situazione, al momento, è molto complicata e gli esportatori di fresco devono scegliere tra due strade: le compagnie che decidono di attraversare il Canale di Suez devono fare i conti con l’aumento dei costi assicurativi per via della crisi; chi invece rinuncia allo stretto e decide di circumnavigare l’Africa, deve mettere in conto i costi di trasporto maggiori per via della rotta più lunga.