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26 comuni vogliono diventare "città balneari": cosa significa

In Italia ci sono 26 comuni che vogliono diventare città balneari: quali sono, cosa chiedono e qual è stata la risposta del ministro Santanché

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Sono 26 i Comuni italiani che si sono riuniti nell’iniziativa G20 per chiedere di venga loro riconosciuto lo status di “città balneare“.

La richiesta è arrivata dai sindaci delle principali località balneari di Sardegna, Emilia-Romagna, Sicilia, Toscana, Campania, Puglia e Friuli-Venezia Giulia: “Le località balneari italiane sono dei tesori inestimabili molto diversi tra loro, possiamo trovare lunghe spiagge di sabbia d’oro, coste rocciose e frastagliate, lagune che abbracciano borghi di pescatori oppure città fortemente innovative, ma un elemento accomuna questi piccoli gioielli: il macroscopico divario che si crea tra il numero di residenti ed il numero di presenze turistiche in un periodo molto ristretto dell’anno”, spiegano dal G20, che si definisce il tavolo di confronto delle destinazioni balneari più visitate d’Italia, con almeno un milione di pernottamenti l’anno.

Che cos’è la Città Balneare

“La Città Balneare, infatti, assume la fisionomia di una media città italiana durante la stagione estiva, arrivando, in alcuni casi, anche a 150.000 persone – proseguono – Questa sperequazione dà luogo a numerose difficoltà in capo alle amministrazioni comunali, in quanto dimensionate, per quanto riguarda i servizi, sulla base del numero dei residenti e non sul numero delle presenze turistiche. Le ‘Città balneari’, inoltre, faticano ad accedere a bandi pubblici e/o finanziamenti in quanto, quelli maggiormente appetibili, sono tarati esclusivamente sul numero dei residenti”.

I sindaci dei Comuni in questione hanno quindi deciso di fare rete e farsi promotore di una proposta di legge che miri al riconoscimento dello status speciale della città balneare, una proposta presentata ufficialmente in occasione del quarto Summit, tenutosi a Jesolo l’1 e il 2 Settembre.

“Il lavoro è stato svolto in ottica di risoluzione delle molteplici criticità legate al cosiddetto ‘effetto fisarmonica’ dei comuni balneari, ovvero la disomogeneità presente in tutti i settori tra la bassa e l’alta stagione turistica. Al soddisfacimento di diversi requisiti, il riconoscimento dello status garantirà incentivi utili alla protezione, al mantenimento e alla crescita della destinazione balneare”

La risposta della ministra Santanché

La richiesta del G20 è stata presentata anche nel corso dell’iniziativa organizzata a Roma dal network nazionale delle destinazioni balneari con almeno un milione di presenze turistiche, cui ha partecipato la ministra al Turismo, Daniela Santanché, che si è impegnata a convocare un tavolo entro 15 giorni e a portare la questione in Parlamento.

Cos’è il G20 Spiagge

La rete G20 è nata nel 2018 grazie a un’iniziativa del Comune di San Michele al Tagliamento – Bibione (Veneto), il quale ha invitato le 20 principali destinazioni balneari italiane alla cooperazione condivisa, utile per l’identificazione di problemi comuni.

Visto il grande successo dell’iniziativa, i sindaci hanno deciso di dotarsi di un protocollo d’intesa, firmato in Senato nel 2019, al fine di creare un coordinamento permanente e di darsi appuntamento di anno in anno in una località diversa.

Si sono così susseguite la seconda edizione nel 2019 a Castiglione della Pescaia (Toscana), la terza edizione nel 2020 presso il Comune di Vieste (Puglia) e la quarta nel 2021 a Jesolo (Veneto).

Città balneari, i Comuni che hanno fatto richiesta

I Comuni che hanno fatto richiesta di ottenere lo status di città balneare sono Forio, Ischia e Sorrento (Campania), Bellaria, Igea Marina, Cattolica, Cervia, Comacchio, Riccione (Emilia Romagna), Lignano Sabbiadoro (Friuli Venezia Giulia), Vieste (Puglia), Alghero e Arzachena (Sardegna), Taormina (Sicilia), Bibbona, Castiglione della Pescaia, Grosseto, Orbetello, San Vincenzo, Viareggio (Toscana), Bibione, Caorle, Cavallino-Treporti, Chioggia, Jesolo e Rosolina (Veneto).

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