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Allarme pane in una regione italiana: cosa sta succedendo

È allarme pane in una regione italiana: i costi di gestione ormai insostenibili rischiano di far scomparire un’importante eccellenza del territorio

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Il caro bollette, insieme alla difficoltà nel reperire le materie prime, mette a rischio un intero settore: il prezzo del pane potrebbe raggiungere livelli che si credevano impensabili, e i panifici tradizionali rischiano di scomparire. È l’allarme lanciato, a margine di un incontro della commissione Agricoltura della Regione Campania, dall’associazione Unipan-Confcommercio.

Senza un intervento urgente, denuncia il presidente Unipan e portavoce della categoria Mimmo Filosa, i panificatori campani saranno costretti ad aumentare il prezzo dei loro prodotti fino a cifre insostenibili per i consumatori.

Caro bollette, è allarme pane in Campania

È allarme pane in Campania. Le bollette, ormai quintuplicate, rendono insostenibili i costi di gestione dei panifici, che si trovano di fronte a una drammatica alternativa: portare i prezzi del pane fino a 5 o 6 euro al chilo oppure chiudere.

Lo ha spiegato il presidente di Unipan, Mimmo Filosa, al termine di un incontro in Regione convocato proprio dall’Unione dei Panificatori della Campania di Confcommercio: “Le aziende si trovano di fronte all’alternativa di aumentare il prezzo del pane fino a 5-6 euro al chilo, un prezzo insopportabile per i consumatori in una regione a basso reddito come la Campania, oppure cessare l’attività”.

Il prezzo del pane, già colpito da forti rialzi nel corso dell’autunno passato, rischia di schizzare a livelli mai visti, mettendo a rischio un comparto che non soltanto impiega migliaia di persone sul territorio, ma è anche fondamentale per la “salvaguardia del pane tradizionale e di qualità”, un’eccellenza italiana che rischia di scomparire per come la conosciamo.

I forti rincari delle bollette di luce e gas sono soltanto l’ultima delle gravi difficoltà cui è stata sottoposta la filiera negli scorsi mesi, e non soltanto in Campania: qualche tempo fa il caro gasolio rischiò di lasciare diverse località abruzzesi senza pane.

“Diversi produttori di farine a livello nazionale hanno sospeso le forniture a causa della difficoltà di reperire il grano”, spiega Filosa, “altri pretendono pagamenti immediati dai panificatori, che invece devono aspettare mesi per essere pagati dalla grande distribuzione”.

Al generale clima di incertezza si sono aggiunti i rincari delle materie prime, l’inflazione e, solo in ultimo, le bollette – in alcuni casi quintuplicate rispetto allo scorso anno: “Se la situazione non migliora molti non riusciranno a salvarsi”, afferma il presidente dell’associazione.

Pane a 6 euro: i panifici rischiano di scomparire

Le associazioni di categoria chiedono interventi immediati per le imprese, sottolineando come la crisi riguardi anche altre importanti filiere alimentari, a partire da quelle della carne e del pesce.

Senza un intervento urgente, denuncia Unipan, la sospensione dell’attività sarà una scelta obbligata, se non si vuole arrivare a vendere un chilo di pane a 6 euro.

Il prezzo medio di un chilo di pane si attesta oggi intorno ai 3 euro, con sensibili differenze tra una città e l’altra d’Italia: Napoli in questo senso si distingue tradizionalmente come una delle città meno care del Paese, con un prezzo medio inferiore ai 2 euro al chilo – che rischia di triplicare nel giro di pochi giorni.

I panificatori campani hanno trovato un interlocutore nel consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, che si è impegnato a verificare urgentemente con la Giunta Regionale la possibilità di ricorrere a ristori o bonus per le imprese più colpite dal caro-energia.

Intanto, Unipan e altre organizzazioni di agricoltori della Campania stanno organizzando una manifestazione in occasione della Maratona di Napoli, che si correrà in novembre.

Distribuiremo gratuitamente il pane al pubblico presente in piazza, un modo per richiamare l’attenzione sul momento tragico che i panifici artigianali stanno attraversando. Chiediamo attenzione e solidarietà: rischiamo di scomparire”, conclude il portavoce della categoria.

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