Dieci cose che non sapete sulla pasta, icona dell'Italia
Il 25 Ottobre è il World Pasta Day. Il piatto più iconico della cucina italiana tra curiosità, storia ed un amore che dura da secoli
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1. La pasta non fu introdotta in Italia da Marco Polo
La leggenda metropolitana secondo lui la pasta fu introdotta in Italia da Marco Polo di ritorno dal viaggio in Cina è una storia di fantasia nata negli Stati Uniti nel 1938. Apparsa sul “Macaroni Journal”, la leggenda nasceva allo scopo di favorire il consumo di pasta tra gli americani: l’idea era quella di mostrare la pasta come un prodotto internazionale, slegato dall’immaginario degli immigrati italiani negli Usa, che allora godevano di una certa fama di “malavitosi”.
Abbiamo testimonianze del consumo di pasta in Italia ben prima del 1292, anno in cui il viaggiatore veneziano tornò in Italia. Il filosofo Jacopone Da Todi, tra gli altri, scrisse in una lettera al Papa del 1230 del suo amore per i “maccaroni”.
2. I tempi di cottura della pasta sono evoluti nel tempo
La cottura “al dente” è oggi una delle acquisizioni più chiare, per i cultori della pastasciutta. Ma non è sempre stato così. Al netto delle varianti americane, tra spaghetti lanciati al muro o fatti macerare nell’acqua di cottura senza sale, anche in Italia un tempo la pasta veniva stracotta.
Prima dell’Ottocento i tempi di cottura consigliati per la pasta arrivavano anche a 45 minuti: in un testo del XV secolo, per esempio, l’umanista Platina suggeriva per i verraiculos, un tipo di pasta consumata all’epoca, fino a un’ora di cottura .
3. L’albero della pasta: il primo pesce d’aprile trasmesso dalla TV
La pasta fu al centro del primo pesce d’aprile trasmesso dalla TV: nel 1957 la BBC mandò in onda un documentario dal titolo “L'albero degli spaghetti”, noto anche come “La raccolta degli spaghetti svizzeri”. Quello che oggi chiameremmo mockumentary illustrava le operazioni del raccolto degli spaghetti, che in alcune zone d’Italia con clima particolarmente mite crescevano sugli alberi. Anni dopo la CNN, forse arrabbiata con Orson Welles, definì il documentario "il più grande scherzo che un organo d'informazione rispettabile abbia mai pensato".
4. Laganon, l’antenato della lasagna risale agli antichi greci
Negli scritti del commediografo Aristofane, del V secolo a.C., troviamo ampi riferimenti al “laganon”, una sfoglia piatta ottenuta da un impasto a base di frumento macinato. Successivamente il poeta romano Orazio torna a citare un pressoché identico “laganum” ad indicare delle sfoglie di pasta di frumento - che venivano però tagliate a strisce.
Se la lasagna prende letteralmente il nome dal “laganon” di Aristofane, si trovano ancora oggi tradizioni locali che portano il nome più antico della pasta, come la làina, pasta tipica del basso Lazio.
5. La prima nozione di pasta in bianco? È nel Decamerone di Boccaccio
Molto più difficile trovare riferimenti che indichino come la pasta veniva cotta e consumata in epoca antica. Il primo riferimento ad una pasta cotta in acqua bollente e condita con l’olio, la classica pasta in bianco, si trova nel Decamerone di Boccaccio (1349-51). Nel Paese di Bengodi “in mezzo alla campagna, a guisa di pentolone, s’erge un basso colle; ricco d’acqua bollente, dove sovra stan genti, che niuna cosa fan che far bìgoli, cuocergli in tal acqua, condirli con liquor d’ulivi , e chi più piglia più se n’ha”.
6. Prima della forchetta…il punteruolo da pasta
Eccoci ad una delle questioni più spinose del consumo di pasta: a quanto pare la forchetta giunse in Occidente soltanto attorno all’anno Mille. Come si mangiava dunque la pasta, prima dell’introduzione della forchetta a due rebbi, dono dei bizantini?
Le prime posate utilizzate in Italia erano degli spiedi, generalmente a due punte, chiamati lingula . Nel Regno di Napoli, intorno al XIV secolo, si trovano invece riferimenti ad una forchetta speciale, un punteruolo in legno che veniva usato appositamente per mangiare la pasta, un cibo piuttosto scivoloso.
7. I Paesi del mondo in cui si consuma più pasta
Gli italiani non hanno di che temere, ancora saldamente in cima alla classifica dei Paesi che consumano più pasta con oltre 23 chili di pasta consumata annualmente pro capite. E se non si avevano dubbi sul primato italiano, il resto della classifica è piuttosto curioso: i Paesi in cui si consuma più pasta sono la Tunisia, con 17 kg di pasta ogni anno, il Venezuela, con 12 kg, la Grecia, il Cile e l’Iran, in cui si consumano quasi 9 kg di pasta pro capite ogni anno - praticamente la stessa quantità che ne se ne mangia negli Stati Uniti.
8. La strana tradizione made in USA dell’olio nell’acqua di cottura
Parlando di USA, impossibile non citare alcune delle tradizioni più strambe legate al consumo di pasta negli States. Stupirà forse sapere che la tecnica di lanciare gli spaghetti al muro per controllare che siano cotti è tuttora tra i consigli più diffusi tra i blog di cucina americani. I problemi degli americani con l’amido sono ancora più chiari se pensiamo che un’altra usanza piuttosto diffusa, anche se parrebbe in via di “risoluzione”, è quella di aggiungere dell’olio nell’acqua di cottura della pasta, per far sì che la pasta non si incolli .
9. È scientifico: mangiare pasta migliora l’umore
I carboidrati ci rendono felici. E c’è una spiegazione scientifica che giustifica il millenario amore per la pasta : il consumo della pasta facilita l’assorbimento di triptofano, l’aminoacido precursore di serotonina e melatonina . Mangiare pasta, dunque, influisce sul buon umore ed è in grado di regolarizzare il ritmo del sonno. Inoltre, specie se si predilige la pasta di farine integrali, l’alto contenuto di vitamina B e B1 presente nella pasta può aiutare il rilassamento muscolare.
10. La pasta al pomodoro diventa un dolce
La pasta evolve: il piatto che verrà ufficializzato proprio in occasione del World Pasta Day di quest’anno è la versione dolce degli spaghetti al pomodoro. Il piatto, che a prima vista appare esattamente identico ad un classico piatto di spaghetti al pomodoro, sarà realizzato dallo chef Valerio Braschi, del Ristorante 1978 di Roma .
Gli spaghetti cotti in acqua dolce, il basilico in forma di gelato ed il pomodoro caramellato spolverato di cocco rapé sono la sorpresa “nascosta” della versione dessert del piatto più iconico del nostro paese.
Il 25 Ottobre di 25 anni fa si tenne a Roma il primo congresso mondiale dei produttori di pasta: nacque allora l’esigenza di promuovere con un’iniziativa dedicata il consumo del piatto che rappresenta l’Italia in tutto il mondo.
Fu così che nel 1998 nacque, naturalmente a Napoli, il World Pasta Day – che da allora ricorre ogni anno il 25 Ottobre.
Le origini della pasta sono millenarie: le prime attestazioni del consumo di pasta nel mondo occidentale risalgono all’antica Grecia, e anche gli Etruschi conoscessero bene l’uso di mescolare acqua e farina per poi cuocere l’impasto su pietre arroventate dal sole.
Gli Etruschi, in particolare, conoscevano ed utilizzavano già nel V secolo a.C. spianatoia, matterello e rotella per tagliare la pasta, come testimoniato da alcune raffigurazioni rinvenute a Cerveteri.
La pasta non è però una tradizione esclusivamente italiana: il primo piatto di pasta della storia è stato rinvenuto in Cina e risale a circa 3800 anni fa.
La tradizione della pasta orientale – che oggi vive una stagione di enorme successo grazie alla diffusione globale dei noodles – rimane comunque associata a qualcosa di molto diverso dal nostro concetto di “pasta”. E, come si capirà scorrendo la gallery, anche dal concetto di pasta che abbiamo esportato negli Usa per mano, pare, del Presidente Thomas Jefferson.