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Vino italiano a rischio: il nuovo allarme. Cosa sta succedendo

Un nuovo allarme scuote il settore del vino italiano: cosa sta succedendo? Lo rivelano l'Unione italiana vini e Federvini in una nota congiunta

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Sul finire del 2022 scatta un nuovo allarme per il vino italiano. A lanciarlo, attraverso un comunicato congiunto, sono l’Unione Italiana Vini (Uiv) e Federvini, che puntano il dito contro gli “inaccettabili aumenti dei fornitori” e la “rigidità della grande distribuzione organizzata nell’accettare i ritocchi dei listini“.

Allarme vino: il comunicato di UIV e Federvini

Il comunicato congiunto di Uiv e Federvini inizia così: “Il nuovo anno si aprirà con un nuovo aumento dei prezzi del vetro: è di circa il 20% l’ulteriore incremento chiesto dai fornitori di bottiglie in aggiunta al surplus (48%) già riscontrato nel 2022 rispetto all’anno precedente. Il vino italiano sembra in buona salute, ma i continui aumenti dei costi delle materie prime, a partire dall’energia e dal vetro, rischiano di rabbuiare il 2023, già a rischio recessione”.

Nella nota si legge ancora: “A valle della filiera, la grande distribuzione resiste ad ogni ritocco di listino e, in questi giorni, sta chiedendo una moratoria sui prezzi per almeno 4-6 mesi. Una richiesta insostenibile, considerando che già nel 2022 le aziende del vino hanno assorbito gran parte dei forti aumenti di energia e materia prime: oggi continuare così significa perdere marginalità e redditività. L’intero settore è in profonda sofferenza e rifiutare oggi gli adeguamenti dei prezzi, già programmati, significa mettere a rischio la tenuta dell’intera filiera vitivinicola a monte della distribuzione“.

Uiv Federvini, nel loro comunicato, chiedono un “dialogo schietto e fattivo lungo tutta la filiera” in quanto “serve condivisione e la collaborazione di tutti per affrontare la difficile situazione contingente”.

Il comunicato spiega inoltre che “il mondo del vino chiude il 2022 con più ombre che luci e con un 2023 che potrebbe, nel suo scenario negativo fatto di recessione e guerra, oltremodo peggiorare. Secondo l’elaborazione dei dati Istat da parte delle 2 organizzazioni italiane del settore, nel corso del 2022 il mondo del vino ha registrato aumenti dei listini molto contenuti nella grande distribuzione (non oltre il 6,6% di media), quindi largamente sotto gli attuali livelli di inflazione e molto inferiori rispetto a quasi tutti i comparti dell’agroalimentare del Belpaese. Un deficit, questo, a cui si aggiunge il contestuale decremento volumico della domanda di vino presso la grande distribuzione nei primi 11 mesi dell’anno (-6%)”.

La chiosa finale: “In una filiera lunga e complessa come quella vitivinicola, ogni sua parte ha un ruolo ma anche una responsabilità essenziale per il successo del comparto. Fughe solitarie in avanti, condizioni ultimative, richieste improponibili: per Federvini e Uiv sono tutti elementi che mettono a rischio il tessuto produttivo italiano e la fiducia dei consumatori“.

Il commento di Micaela Pallini e Lamberto Frescobaldi

La nota congiunta riporta anche il commento di Micaela Pallini, presidente di Federvini: “Siamo tra l’incudine e il martello. Ci chiedono di accettare aumenti anche del 20%-25%, come quello del vetro, che soprattutto oggi ci sembra ingiustificato visto che i prezzi energetici al momento sembrano sotto controllo, però vorrebbero che i nostri prezzi finali rimanessero invariati. È evidente che questa combinazione non può assolutamente funzionare e mette a rischio migliaia di piccole e medie aziende, dopo 2 anni di bassa redditività e costi crescenti”.

Le fa eco Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini: “La congiuntura che va sempre più delineandosi minaccia da vicino un settore come il nostro. Siamo a cavallo tra un’escalation dei prezzi alla produzione, un minor potere di acquisto da parte dei consumatori, con storici partner – come la grande distribuzione e l’industria del vetro – che mostrano rigidità poco costruttive. Sarebbe invece importante potersi concentrare tutti assieme su possibili soluzioni”.

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