Pompei, trovati due nuovi scheletri: furono vittime del terremoto
Gli scavi di Pompei restituiscono i corpi di altre due vittime dell’eruzione del 79 d.C.: i due uomini furono uccisi da un terremoto
Durante gli scavi nell’Insula dei Casti Amanti, a Pompei, sono stati rinvenuti i corpi di altre due vittime dell’eruzione del 79 d.C.: i due scheletri sono stati trovati tra le macerie di un muro, che dev’essere crollato nel corso di un evento sismico particolarmente violento.
I flussi piroclastici non sono stati l’unica causa di morte, nell’inferno dell’eruzione che seppellì la città di Pompei: muri e tetti delle case furono interessati da numerosi crolli, causati dal crescente peso dei lapilli che piovevano dal vulcano ma anche dai terremoti che sembra abbiano accompagnato l’eruzione.
Cosa è stato scoperto a Pompei
Dagli scavi di Pompei sono emerse due nuove vittime della terribile eruzione del Vesuvio che nell’autunno del 79 d.C. cancellò per sempre le fiorenti città romane di Ercolano e Pompei.
Gli ultimi ritrovamenti sono avvenuti nell’Insula dei Casti Amanti, nella Regio IX, in un’area in cui ci sono ancora intere sezioni da scavare e in cui al momento dell’eruzione erano in corso diversi interventi di ristrutturazione, come dimostrato dai lavori di sistemazione idraulica e ridecorazione rinvenuti nella Casa dei Pittori al Lavoro.
Il terremoto del 62 d.C. e gli altri eventi sismici che hanno preceduto l’eruzione del Vesuvio avevano infatti costretto molti proprietari a sistemare le proprie abitazioni, ed è frequente imbattersi in cantieri e lavori di ristrutturazione tra le rovine di Pompei.
I due scheletri appena restituiti dalla coltre di lapilli che coprì la città avevano probabilmente cercato rifugio all’interno di un’abitazione: sono stati trovati sepolti dal crollo delle mura dell’edificio, in una stanza di servizio “in dismissione per probabili interventi di riparazioni o ristrutturazione in corso nella casa”, si legge in una nota ufficiale del Ministero della cultura.
La causa della morte
Fu proprio un terremoto a uccidere i due uomini, che secondo i dati delle prime indagini dovevano avere almeno 55 anni: i due individui sarebbero morti a causa di un terremoto, ben prima dell’arrivo delle correnti piroclastiche che hanno travolto quel che rimaneva di Pompei e dei suoi tanti abitanti.
I due scheletri sono stati trovati in punti diversi della stanza, entrambi riversi su un lato e con evidenti segni di traumi e fratture, sotto le macerie che li hanno sepolti. I dati delle prime analisi antropologiche sul campo, pubblicati nell’E-journal degli scavi di Pompei, indicano che “entrambi gli individui sono morti verosimilmente a causa di traumi multipli causati dal crollo di parti dell’edificio”, prima dell’arrivo delle correnti piroclastiche.
Negli ultimi decenni, sottolinea la ricerca, è emerso con sempre maggiore chiarezza che “un certo numero di persone aveva perso la vita già prima del loro arrivo a causa di crolli di muri e tetti”, dovuti al peso dei lapilli sui tetti ma anche ai terremoti che hanno accompagnato l’eruzione – che oggi sappiamo essere avvenuta in autunno.
Le parole del direttore del Parco di Pompei Zuchtriegel
“Le tecniche dello scavo moderno ci aiutano a comprendere sempre meglio l’inferno che in due giorni distrusse interamente la città di Pompei”, spiega il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel.
“Questo siamo noi”, ha detto un archeologo impegnato nello scavo rivolgendosi al direttore del Parco: “A Pompei l’avanzamento delle tecniche non ci fa mai dimenticare la dimensione umana della tragedia”, evidenzia Zuchtriegel ricordando l’episodio, “piuttosto ce la fa vedere con più chiarezza”.
“Il ritrovamento dei resti di due pompeiani avvenuto nel contesto del cantiere in opera nell’Insula dei Casti Amanti dimostra quanto ancora vi sia da scoprire riguardo la terribile eruzione del 79 d.C. e conferma l’opportunità di proseguire nelle attività scientifiche di indagine e di scavo”, commenta il ministro Gennaro Sangiuliano.
La nuova scoperta arriva a pochi giorni di distanza dalla storica ricostruzione del Carro della Sposa, rinvenuto nel 2019 in una villa suburbana a Civita Giuliana e già esposta al Museo Nazionale Romano. “Pompei è un immenso laboratorio archeologico che negli ultimi anni ha ripreso vigore”, continua il ministro, “stupendo il mondo con le continue scoperte portate alla luce e manifestando l’eccellenza italiana in questo settore”.