Multa a chi utilizza parole straniere: la reazione della Crusca
L’Accademia della Crusca si esprime sulla proposta di legge che prevede di multare chi usa parole straniere: più che le multe, servirebbe buon senso
L’idea di multare chi usa parole straniere rischia di vanificare il lavoro che l’Accademia della Crusca svolge da anni a tutela della lingua italiana: la proposta di legge recentemente presentata da Fratelli d’Italia contro l’abuso di parole straniere non convince l’istituzione di riferimento per la lingua italiana.
La proposta, che prevede multe fino a 100.000 euro per chi si macchia di “forestierismo” nella pubblica amministrazione ma anche in scuole e università, rischia secondo la Crusca di “gettare nel ridicolo tutto il fronte degli amanti dell’italiano”. Inoltre, ricordano gli studiosi della secolare accademia fiorentina, le multe sono completamente inefficaci nel tentare di imporre degli usi linguistici.
La proposta di legge di FdI: multe a chi usa l’inglese
Una proposta di legge recentemente presentata dai deputati di Fratelli d’Italia prevede multe da 5.000 euro a 100.000 euro per chi utilizza termini non italiani, a partire dalla pubblica amministrazione.
La proposta punta a istituire l’obbligatorietà della lingua italiana “per la promozione e la fruizione di beni e di servizi pubblici nel territorio nazionale” e a rendere obbligatori strumenti di traduzione in italiano per ogni convegno o manifestazione che si svolge nel nostro Paese. “Le sigle e le denominazioni delle funzioni ricoperte nelle aziende che operano nel territorio nazionale” – secondo il disegno avanzato dal deputato di FdI Fabio Rampelli – dovranno essere in lingua italiana, come anche i contratti di lavoro.
All’articolo 7 della proposta si istituisce anche “il Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana nel territorio nazionale e all’estero”, che dovrebbe essere presieduto da rappresentanti dell’Accademia della Crusca, della società Dante Alighieri, dell’Istituto Treccani, della Rai e dei ministeri coinvolti.
L’Accademia della Crusca, però, potrebbe non essere completamente d’accordo: direttamente coinvolti nel testo, gli studiosi dell’accademia fiorentina parlano di “eccesso sanzionatorio” e di strategia inutile. Il Consiglio superiore della lingua italiana – ricorda il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini intervistato da Adnkronos – è “un’idea vecchia, già discussa e abbandonata nel 2004″, e le multe non riusciranno a raggiungere lo scopo.
Multe alle parole straniere: la reazione della Crusca
“La proposta di sanzionare l’uso delle parole straniere per legge, con tanto di multa, come se si fosse passati col semaforo rosso”, afferma il professor Claudio Marazzini, “rischia di vanificare e marginalizzare il lavoro che noi, come Crusca, conduciamo da anni allo scopo di difendere l’italiano dagli eccessi della più grossolana esterofilia, purtroppo molto frequente”.
Il presidente dell’istituzione fiorentina vede nella proposta di legge di FdI un eccesso sanzionatorio che “rischia di gettare nel ridicolo tutto il fronte degli amanti dell’italiano”, che invece ambiscono a un’equilibrata convivenza “tra le esigenze di internazionalizzazione e la pur legittima attenzione alla lingua nazionale, sovente calpestata ed estromessa senza motivo”.
La Crusca è più volte tornata sulla questione degli anglismi, sempre più presenti nella lingua italiana: se è vero che ogni anno fanno il loro ingresso nel vocabolario italiano termini di derivazione anglofona – tra gli ultimi sdoganati dalla Crusca ci sono “cringe” e “know-how” – è altrettanto vero che le esagerazioni non passano inosservate.
L’Accademia non ha mancato di far notare pubblicamente l’uso massiccio e poco chiaro degli anglicismi nel testo del Piano Scuola 4.0, né di dichiarare sonoramente inopportune alcune parole di derivazione inglese, una tra tutte “cybersicurezza”.
“La lingua non può essere imposta”: il parere degli studiosi
“Più che le multe”, continua il presidente dell’Accademia, “servirebbe innanzitutto usare buon senso, e applicare le norme che già ci sono. Basterebbe un po’ di autocontrollo da parte degli enti pubblici e dei ministeri (che, mi pare, per ora nulla hanno fatto) per evitare le stupidaggini come il “booster” delle vaccinazioni Covid al posto di “richiamo”, o l’incredibile selva di anglismi del Piano scuola 4.0”.
Secondo il portavoce dell’Accademia della Crusca – che si è recentemente espressa anche in materia di schwa e asterischi – non servono leggi nuove a tutela della lingua italiana: basterebbe “un preciso indirizzo dato dai ministeri competenti, con semplici circolari”.
Anche la linguista Valeria Della Valle critica la proposta di legge: “La lingua non può essere imposta attraverso decreti legge”, afferma l’italianista nota al pubblico di Rai3 per il programma della domenica mattina “Le parole per dirlo”.
“Dopo il Fascismo, come abbiamo visto, le parole suggerite da sostituire a quelle straniere, tranne pochi casi, tra cui ‘regista’ e ‘autista’, non hanno avuto alcun successo”, spiega la studiosa della Crusca, “l’imposizione in materia linguistica non vince, non premia, non ottiene risultati”.