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Altro che Made in Italy: i finti prodotti italiani nel mondo

Sono moltissimi i prodotti italiani "taroccati" che spopolano in tutto il mondo: un fenomeno che mette a rischio il Made in Italy e l'economia nazionale

Il falso Made in Italy in ambito alimentare è un fenomeno in crescita, che rischia di mettere in ginocchio l’economia nazionale in un momento difficile a causa del Covid. È questo l’allarme lanciato da Coldiretti in occasione del G20 Agricoltura di Firenze.

Coldiretti: stop al falso Made in Italy

Secondo quanto rivelato in una nota diramata dall’associazione, il valore dei finti prodotti italiani nel mondo avrebbe ormai raggiunto i 100 miliardi di euro. Una cifra incredibile, che mette a repentaglio l’economia italiana proprio nel momento di sua maggiore difficoltà. E sarebbero proprio i Paesi ricchi ed emergenti, quelli del G20, ad approfittare della pandemia per immettere sul mercato delle imitazioni scadenti del Made in Italy.

Per meglio dare conto di questo fenomeno, in Piazza Santa Croce a Firenze è stata allestita una mostra che raccoglie alcuni dei falsi prodotti italiani più diffusi all’estero. Quasi una galleria degli orrori, che vede protagonisti formaggi, vini e pizze imitate con “sostitutivi” di bassa qualità. Più di due prodotti agroalimentari italiani su tre sono falsi, senza alcun legame produttivo e occupazionale con il nostro Paese, stima la Coldiretti.

“Con la lotta al falso Made in Italy a tavola, si possono creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”. Molte sono anche le ricette tipiche del nostro Paese, rielaborate in maniera bizzarra oltre i confini nazionali. Spesso sono i ristoranti italiani a proporre versioni alternative di piatti italiani, usando ingredienti che sono imitazioni e che, molte volte, non hanno nulla a che vedere con quelli impiegati nella nostra tradizione culinaria.

La Coldiretti lancia dunque un appello al G20: “Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore se dagli accordi venisse un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” – ha affermato il presidente Ettore Prandini.

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