Le 5 curiosità e stranezze della città di Milano
5 cose strane e curiose da vedere passeggiando per Milano
Milano, città frettolosa e capitale dell’economia e del business, ha sempre dato di sé un’immagine seriosa e fredda: come immaginarsi quindi che, muovendosi per la metropoli, ci si possa imbattere in cose strane e curiose?
Eppure è proprio così… dopo avervi mostrato i luoghi milanesi più belli da fotografare vogliamo farvi conoscere le 5 cose più curiose di Milano che, in ogni caso, resta “un gran Milan”.
Si narra che durante il Medioevo un drago tormentasse gli abitanti di Milano, nutrendosi di bambini e provocando la febbre gialla con il suo fiato pestilenziale. In molti tentarono di uccidere il drago, fino a che Umberto Visconti non ebbe successo: celebrò la vittoria, scegliendo come propria effigie una biscia con un bambino in bocca. Il simbolo ricorre in molti luoghi della città, a partire dal celebre Castello Sforzesco.
Nuovi e scenografici murales sono i ritratti sui muri di via Mercalli, all’angolo con via San Calimero: un tributo a illustri personaggi milanesi scomparsi, come Enzo Jannacci, Alda Merini, Giorgio Gaber, Luchino Visconti, Franca Rame e Claudio Abbado. Infine, sparsi per le vie della città, potrete incontrare gli omini cubici di Bros o i fittoni pinguino di Pao.
Ancora oggi, seminascoste dalla vegetazione, otto delle dodici casette originarie sono visibili. Hanno un diametro di 7,5 metri e un’altezza di poco superiore ai 3 metri. In totale hanno una superficie di 45 metri quadrati, cui si aggiunge un piano interrato e un giardinetto. Alcune case sono tuttora abitate, anche se sembra che solo due di queste abbiano mantenuto la disposizione degli spazi originaria, con l’ingresso, il bagno, le due camerette e la cucina.
Anche l’altare è pieno di teschi, custoditi dentro teche di vetro, insieme ai resti di alcuni condannati a morte. Come se non bastassero lo spazio angusto e le sinistre decorazioni, una leggenda narra che uno dei teschi sull’altare, appartenente a una bambina, prenda vita la notte del 2 novembre, per invitare gli altri scheletri a inscenare con lei una macabra danza.
Obiettivo del muro è dunque quello di sensibilizzare l’opinione pubblica al problema della violenza contro le donne, utilizzando le bambole come simbolo delle vittime. L’iniziativa è lodevole, ma l’effetto estetico complessivo, seppur emozionante, risulta un po’ inquietante.