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Arte & Cultura

Ippopotami e rinoceronti a Roma: la grande scoperta

Uno studio condotto dai ricercatori dell'università Sapienza svela che Roma, in tempi antichi, era popolata da animali come ippopotami e rinoceronti

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Roma in antichità era popolata di ippopotami e rinoceronti e anche di altri animali come gli elefanti e le iene: a rivelarlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Sapienza.

A Roma c’erano ippopotami e rinoceronti: la rivelazione

Lo studio è stato portato avanti su un cranio di un esemplare maschile di ippopotamo di età compresa tra i 22 e i 24 anni, rinvenuto durante la prima metà del Novecento in un’area situata a Tor di Quinto. Studiare il cranio ha consentito di ridefinire la comparsa dell’ippopotamo comune a circa 500 mila anni fa.

La ricerca è stata effettuata da un gruppo di paleontologi del dipartimento di Scienza della terra della Sapienza, università che vanta alcuni dei migliori corsi di laurea in Italia, e dall’Istituto di Geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche, pubblicata il 22 novembre del 2023 sulla rivista Plos One.

Benianimo Mecozzi, ricercatore di Scienze della terra, come riferito da Repubblica, ha spiegato che gli esperti hanno utilizzato un approccio multidisciplinare che ha consentito di “affermare con certezza che il reperto è stato rinvenuto presso una cava, denominata Montanari, operante lungo la via Flaminia, oggi non più esistente”.

L’esemplare non era importato: secondo lo studio, c’è stato un tempo in cui il territorio di Roma era popolato da animali come ippopotami, rinoceronti, elefanti e iene in ecosistemi e condizioni climatiche molto diverse da quelle attuali.

Dalla Sapienza fanno sapere che la diffusione dell’ippopotamo comune in Europe è legata ai cambiamenti climatici e ambientali degli ultimi 800 mila anni, in maniera particolare nel corso della Early-Middle Pleistocene Transition in cui si registrò l’estinzione di molte specie vissute durante il Quaternario e la comparsa di animali come i cervi, i cinghiali, i lupi e i daini, presenti ancora al giorno d’oggi.

Lo studio dei ricercatori sul cranio di ippopotamo

Quello studiato da parte dei ricercatori della Sapienza di Roma, presente nel primo ranking europeo delle università, è il cranio identificato come appartenente a un individuo maschile di circa 22-24 anni: rientra in un ampio progetto di restauro dei reperti di grandi mammiferi esposti presso il museo universitario di Scienze della terra.

I reperti, ha spiegato Raffaele Sardella, professore del dipartimento di Scienze della Terra, rappresentano “un patrimonio da tutelare e preservare”. Lo stesso Sardella ha dichiarato: “Il restauro del reperto di ippopotamo, per esempio, ha permesso di recuperare, e quindi analizzare, il sedimento originale del deposito, oggi non più accessibile a causa dell’intensa urbanizzazione che caratterizzò il quartiere di Tor di Quinto durante il Novecento”.

L’ippopotamo comune, dunque, un tempo abitava l’Europa e in particolare l’area dove sarebbe poi sorta la città di Roma. Attualmente gli ippopotami si trovano solo nel continente africano: a causa del cambiamento del clima nel corso dei secoli hanno abbandonato il Sahara e le aree limitrofe.

Il nome generico Hippopotamus è una forma latinizzata dal greco antico e significa “cavallo di fiume“. Se è vero che per lunghi tratti si è ritenuto che la famiglia degli ippopotami avesse origine dallo stesso ceppo da cui derivano i suidi e i ruminanti, gli studi più recenti suggeriscono invece una parentela con i cetacei.

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