I locali e le strade della Dolce Vita
Un viaggio tra le storie, i locali e i luoghi che hanno caratterizzato gli anni 60, passati alla storia come la Dolce vita
Chi, non appena sente le parole Dolce Vita, non associa questi due vocaboli alla sensuale Anita Ekberg immersa nella stupenda fontana di Trevi mentre richiama a sè Marcello Mastroianni? Erano gli anni ruggenti per l’Italia, un Paese che dopo la miseria e la distruzione portate dalla guerra iniziava finalmente a conoscere il benessere economico grazie al boom dei mercati e dell’industria.
Quell’epoca, sembra purtroppo molto lontana, dato che oggi combattiamo ogni giorno, da diversi anni ormai, con la crisi economica e se ci concedessimo un bagno nelle acque di Fontana di Trevi (da poco magnificamente restaurata) sarebbe solo per raccogliere le monetine che migliaia di turisti ogni giorno gettano sul suo fondo come vuole la tradizione!
Possiamo però cercare quantomeno di rivivere certe emozioni, ripercorrendo le strade e visitando i locali resi celebri dai personaggi famosi di quel tempo e che Federico Fellini nel suo capolavoro cinematografico ha saputo esaltare al meglio.
I luoghi de La Dolce Vita
Iniziamo dunque dal Piper, la storica discoteca romana inaugurata nel 1965 e nella quale hanno iniziato a performare tanti grandi artisti italiani emergenti, tra cui la storia band The Primitives (con il frontman Mal celebre protagonista di quegli anni), Caterina Caselli e, soprattutto, Patty Pravo, passata alla storia del pop proprio come la ragazza del Piper e che da pochi mesi ha celebrato i suoi cinquant’anni di carriera.
Da una discoteca al ristorante, quello secondo il quale si fa iniziare convenzionalmente l’erà della Dolce Vita: Rugantino in Trastevere. Qui infatti la contessina Olghina di Robilant festeggiò il suo ventiquattresimo compleanno, evento mondano che riunì la crema della società di quel tempo e passò alle cronache per lo spogliarello estemporaneo con cui la bellissima ballerina turco-armena Aichè Nana terminò la serata.
In quel periodo ebbero un’influenza pazzesca molti registi cinematografici, che cavalcarono il successo riscosso dall’industria cinematografica di Cinecittà in Roma (i cui studi sono ancora oggi attivi e visitabili) per farsi conoscere su larga scala.
I costi contenuti e la facilità di realizzazione di pellicole a Cinecittà attirò anche molti registi dagli Stati Uniti, il che servì a rafforzare il legame culturale cinematografico tra Italia e America. Uno dei registi più in voga del tempo fu proprio Federico Fellini, la cui sopracitata pellicola La Dolce Vita rivoluzionò anche il mondo del giornalismo scandalistico: sarà proprio il nome di un protagonista del film, Paparazzo, a creare un vero e proprio neologismo che da quel momento in poi verrà utilizzato, in Italia e nel mondo, per indicare la professione dei fotografi alla ricerca di scatti compromettenti.
Ma la Dolce Vita non fu soltanto un’epoca di divertimenti ed eccessi, ma anche e soprattutto un periodo storico molto florido a livello culturale per l’Italia: Piazza del Popolo, una delle più importanti della Capitale e situata in pieno centro città, divenne un luogo di ritrovo per tante personalità illustri del mondo intellettuale. Tra questi non si può non ricordare Pier Paolo Pasolini, lo scrittore Alberto Moravia, Alberto Arbasino, Goffredo Parise, Ennio Flaiano e un giovane Umberto Eco.
Il luogo che però rappresenta al meglio quegli anni fu Via Veneto, nella quale c’erano (e ci sono tutt’oggi) i locali che hanno fatto da scena e ospitato le feste più esclusive del jet set dell’epoca.
Il Grand Hotel Excelsior fu il luogo più rappresentativo della vita notturna di Via Veneto, teatro di svariate feste di compleanno che riunivano tutti i personaggi più illustri del decennio. Quest’hotel è tutt’ora presente in Via Veneto, con nome cambiato in Westin Excelsior ma nell’animo rimasto invariato.
Insieme al Grand Hotel caratterizzano Via Veneto anche il ristorante Doney e il Cafè De Paris, anch’essi ancora oggi in attività. Un consiglio: guardare e toccare ma con oculatezza! I prezzi in queste attività sono molto alti, seppur giustificati dalla nomea guadagnata in anni e anni di presenza sul territorio e dalla posizione centrale nella quale sono siti.
La data che convenzionalmente segna la fine della Dolce Vita romana e il passaggio a una nuova epoca per il nostro Paese è il 1968, anno in cui esplosero le manifestazioni studentesche e i movimenti di massa eterogenei (non solo studenti, ma anche operai e minoranze etniche) si riunirono per contestare ferocemente lo strapotere e i privilegi dell’apparato sociopolitico esistente.
Tuttavia gli anni della Dolce Vita influenzarono irrimediabilmente l’Italia, al punto che aggettivi come dolcevitoso e sostantivi come dolcevitaiolo sono entrati a far parte del vocabolario comune per designare uno stile di vita che predilige la mondanità e assai dispendioso. Negli anni ’90 si assistette poi a un revival della Dolce Vita a Roma, da sempre meta prediletta di artisti di ogni genere.