Farina, pane e pasta: maxi rincaro dei prezzi. Cosa succede
Un'indagine di Federconsumatori ha evidenziato l'aumento dei prezzi di farina, pane e pasta: cosa sta succedendo e qual è la spiegazione
Alla fine il tanto temuto maxi rincaro dei prezzi è arrivato, incidendo sulle tasche dei consumatori in particolar modo per quanto riguarda farina, pane, pasta, pizza e altri prodotti da forno. Lo ha certificato un’indagine condotta dall’osservatorio nazionale di Federconsumatori, basata su 10-15 esercizi commerciali per città.
Prezzi farina, pane e pasta: i risultati dell’indagine di Federconsumatori
Dall’indagine condotta da Federconsumatori sull’aumento dei prezzi in Italia è emerso che, dal mese di marzo al mese di ottobre del 2021, la farina è salita del 38% superando la soglia dell’euro e raggiungendo quota 1,09 euro, la pasta integrale è aumentata del 33% ed è arrivata a 2,90 euro, mentre il pane è incrementato dell’11% e adesso è a 3,86 euro al chilo.
Tra gli altri prodotti che hanno visto aumentare il prezzo ci sono il pane in cassetta (da 1,2 a 1,59 euro), i crackers light (da 2,35 a 2,39 euro), penne e spaghetti (entrambi passati da 1,64 a 1,72 euro al chilo), i tramezzini (da 2,5 a 2,69 euro), la pizza Margherita (da 7 a 7,5 euro) e la pizza 4 Stagioni (da 9 a 9,5 euro).
In una nota, Federconsumatori, alla luce dei risultati della sua indagine, ha fatto sapere di aver inviato una segnalazione all’Antitrust “invitandola a verificare la sussistenza di ipotesi di cartello sui prezzi dei prodotti alimentari, così come avvenuto nel 2008”. Secondo l’associazione “è fondamentale mettere in campo ogni azione di monitoraggio e sanzione affinché il mercato non sia viziato da intollerabili fenomeni speculativi, che andrebbero ad aggravare ulteriormente i già forti rincari in atto, con forti danni alle famiglie e all’intero sistema produttivo”.
Il commento di Assopanificatori
Il presidente di Assopanificatori Davide Trombini ha commentato i risultati dell’indagine di Federconsumatori in alcune dichiarazioni riportate da ‘La Repubblica’: “Oggi in media ogni persona mangia 80 grammi di pane al giorno, contro i 250-280 di qualche decennio fa. I rincari di oggi pesano per pochi centesimi su ogni famiglia”.
Lo stesso Trombini ha spiegato che il prezzo delle materie prime “è in rialzo da un anno. Finora lo avevamo assorbito senza riversarlo sul consumatore ma oggi non è più possibile. Questa situazione danneggia anche noi, che da un lato paghiamo di più le materie prime per fare il pane, dall’altro non possiamo alzare troppo il prezzo perché rischieremmo di far scappare il consumatore, magari verso il pane surgelato”.
La spiegazione di Ismea
Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo, ha fornito una spiegazione del rincaro dei prezzi.
Il frumento tenero (cioè quello che viene trasformato in farina per la panificazione e l’industria dolciaria) ha visto aumentare il suo prezzo a settembre 2021 del 35% rispetto a settembre 2020 e del 10% su agosto 2021.
Le motivazioni, ha spiegato l’Ismea, sono da ricercare nell’aumento dei costi per il trasporto e in una lieve contrazione delle scorte. Inoltre, in Ucraina si è registrato un calo dei raccolti e la Russia ha diminuito le esportazioni per contenere il prezzo all’interno dei propri confini. Il grano 100% italiano, del resto, soddisfa solo il 36% della domanda.
Per quanto riguarda il grano duro (che serve per la farina da pasta), c’è un’ulteriore spiegazione all’aumento dei prezzi, legata alla siccità in Canada.