I cacciatori di asteroidi italiani come in "Don't look up"
Gli scienziati del Neocc di Frascati come DiCaprio in "Don’t look up": a caccia di comete ed asteroidi potenzialmente pericolosi
Il Near-Earth Object Coordination Centre (Neocc) di Frascati è, insieme a quello della NASA, uno dei due centri istituiti con il compito di monitorare i cieli per valutare i possibili pericoli derivanti dall’eventuale impatto di un asteroide con la Terra.
Un lavoro molto simile a quello visto nel film Netflix ‘Don’t look up’ con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, con la differenza che nel centro dell’Esrin alle porte di Roma il lavoro si svolge essenzialmente in smart working e senza fare troppo ricorso ai calcoli a mano sulla lavagna.
Cosa c’è di vero in ‘Don’t look up’?
È stato inaugurato nell’Ottobre del 2021 presso l’Esrin di Frascati, già sede del Centro europeo per l’osservazione della Terra dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. Il Neocc è centro di coordinamento per i Near-Earth Object, ed ha il compito di monitorare le orbite di asteroidi e comete per valutarne la potenziale pericolosità per la Terra.
Ed inevitabilmente, confessa Luca Conversi del Neocc a Repubblica, il grande successo del film Netflix ha portato curiosità e domande nel nuovo centro di osservazione dell’ESA: “da quando è uscito il film” afferma il fisico responsabile del progetto “siamo sepolti da richieste di interviste”.
I “cacciatori di asteroidi” di Frascati, esattamente come DiCaprio e Lawrence nelle scene iniziali del film, vigilano sulla sicurezza dei cieli per avvertire la popolazione della Terra nel caso di minacce provenienti dallo spazio.
Ma lo fanno in smart working, come è ormai piuttosto normale per gli astronomi di tutto il mondo, e preferiscono usare il computer per eseguire i complicati calcoli che DiCaprio – in realtà il giovane matematico che gli ha “prestato” mani e formule – scrive sulla lavagna all’inizio del film.
“Noi abbiamo software che fanno i calcoli al posto nostro” afferma Conversi, che confessa di aver portato una lavagna nel grande ufficio soltanto per il piacere dei giornalisti. Oltre alla questione della lavagna, c’è una cosa che dal Neocc definiscono davvero poco realistica: “nel film gli scienziati informano della scoperta una catena di potere che arriva fino al presidente degli Stati Uniti”.
Nella realtà, “i dati sono tutti pubblici, niente è tenuto nascosto”, e niente potrebbe arrivare sul tavolo di un presidente senza prima coinvolgere l’intera comunità scientifica.
Il pericolo di un impatto con la Terra
Non c’è molto di vero dunque in ‘Don’t look up’, almeno dal punto di vista delle rilevazioni: i fisici e gli astronomi che hanno il compito di rilevare gli oggetti potenzialmente pericolosi per la Terra lavorano, nei due centri di ESA e NASA, in maniera un po’ diversa.
La NASA ha sviluppato addirittura un software, Sentry, che si occupa di scansionare continuamente tutte le orbite note e calcolare per ognuna le probabilità di impatto con la Terra nei prossimi 100 anni – tutto in chiaro, accessibile a tutti, online. Difficile che un asteroide in avvicinamento riesca a mantenere il segreto, insomma.
Ma quante sono le probabilità che si verifichi l’improvvisa comparsa di una cometa Dibiasky diretta verso la Terra? È quello che tutti ci chiediamo, i nasi rivolti al cielo col rinnovato stupore di appartenere alla vita di un “pallido puntino blu” che certo non esaurisce la portata dell’Universo.
Le orbite degli asteroidi sono perlopiù note agli scienziati che le tengono sotto osservazione, anche perché quasi tutti i corpi celesti che passano “vicini” al nostro pianeta sono vecchie conoscenze per gli strumenti di rilevazione piazzati sulla Terra.
Anche le orbite degli asteroidi near-Earth, quelle più vicine alla traiettoria orbitale della Terra, sono quasi sempre note. Il problema nasce quando si presenta un nuovo oggetto near-Earth, di cui non si conoscono dati: avvenne nel 2004 con Apophis, per cui i primi calcoli davano una probabilità di impatti con la Terra, nel 2029, superiore al 2,5% – un pericolo piuttosto concreto.
Le probabilità che un oggetto celeste si schianti sulla Terra provocando una catastrofe sono in generale più basse. Nella lista di osservati speciali del Neocc ci sono circa 1300 oggetti near-Earth: “quello in testa alla nostra risk list” spiega Conversi “ha una probabilità su 3.000 di colpirci nel 2023”, ed ha un diametro di 70 metri. “Se fosse metallico” continua lo scienziato “scaverebbe un cratere largo un chilometro e mezzo, venti volte il suo diametro”.
Le statistiche dicono chiaramente che un impatto devastante come quello che provocò l’estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene può capitare ogni decine di milioni di anni. In definitiva, conclude Conversi “i nostri software ci dicono che per i prossimi cento anni possiamo stare tranquilli”.