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Arte & Cultura

Divina Commedia, trovata prima edizione? La verità sulla scoperta

Scoperti frammenti di manoscritti della Divina Commedia all'Archivio di Stato di La Spezia risalenti al XIV secolo, ma non è una prima edizione

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

L’annuncio di un presunto ritrovamento straordinario ha scatenato la curiosità di studiosi e appassionati: si è parlato di “pagine autentiche” della prima edizione della ‘Divina Commedia’. Ma quanto c’è di vero in questa notizia? Un post sui social ha acceso il dibattito, rimbalzando tra le testate giornalistiche e creando non poca confusione.

L’annuncio del sindaco di La Spezia sulla Divina Commedia

Due pagine manoscritte della prima edizione della ‘Divina Commedia’ di Dante Alighieri sarebbero emerse durante un trasloco all’interno dell’Archivio di Stato della Spezia, evento che ha riportato alla luce un pezzo di storia letteraria di valore inestimabile e che pone nuovamente l’opera dantesca sotto i riflettori.

Tutto è iniziato da un messaggio pubblicato dal sindaco di La Spezia, Pierluigi Peracchini, che, tramite un post su Facebook, ha spiegato: “Si tratta di un tesoro unico al mondo, dal valore inestimabile. Due pagine autentiche dei canti del Purgatorio e del Paradiso, parliamo ovviamente del XIV secolo”.

Sarebbe intervenuta anche la direttrice dell’Archivio di Stato, Rosetta Ferrara, che avrebbe informato il sindaco durante un sopralluogo presso l’istituto. Da quel momento è stato avviato un dialogo con il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, per definire le migliori modalità di conservazione ed esposizione dei documenti. L’obiettivo, ha spiegato Peracchini, è “rendere fruibile al pubblico queste importantissime scoperte”.

Quanto valgono i manoscritti della Divina Commedia ritrovati

Il valore dei manoscritti della ‘Divina Commedia’ ritrovati all’Archivio di Stato di La Spezia non è facile da stimare, poiché non si tratterebbe di una “prima edizione” nel senso editoriale del termine, bensì di pergamene appartenenti a un manoscritto medievale, già noto alla comunità accademica.

Paolo Chiesa, docente di filologia all’Università di Milano, ha spiegato, come riportato su Il Post, che tali frammenti sono parte di un gruppo di manoscritti fiorentini del Trecento, conosciuti come “i Cento”. «È un documento importante, perché è uno dei pochi certi che ci dice dove si trovasse Dante durante l’esilio. Era però già molto conosciuto e studiato».

Chiesa ha sottolineato che ritrovamenti di questo tipo avvengono frequentemente: ogni anno emergono nuovi frammenti, ma raramente si tratta di scoperte capaci di cambiare le conoscenze esistenti sull’opera. Ciò non significa che i manoscritti siano privi di interesse. Oltre a rappresentare un’importante testimonianza della diffusione dell’opera nel Medioevo, contribuiscono a completare il quadro storico e culturale della ricezione della Commedia.

Questi documenti non possiedono un particolare valore filologico, poiché non contengono elementi in grado di avvicinare ulteriormente gli studiosi al testo originale del testo. Il loro valore, dunque, è principalmente storico e culturale, piuttosto che economico o scientifico, e conferma l’importanza di preservare e studiare i documenti medievali come parte del nostro patrimonio letterario.

Il legame di Dante con La Spezia

La vicenda ha messo sotto i riflettori anche un altro documento conservato a La Spezia, spesso citato in relazione alla figura di Dante e che evidenzia il legame tra Dante Alighieri e il territorio, principalmente legato alla sua attività diplomatica durante l’esilio.

Tra i documenti conservati presso l’Archivio di Stato della città, infatti, spicca la cosiddetta “pace di Dante”, un accordo del 1306 che segnò la fine di un conflitto tra due importanti poteri locali: i Malaspina, una famiglia nobile della Lunigiana, e i vescovi di Luni.

Anche in questo caso, si tratta di un documento già ampiamente studiato, ma che rappresenta una prova importante sulla presenza del poeta in Lunigiana. In quel periodo, Dante si trovava al servizio dei Malaspina e agì come loro rappresentante nelle trattative di pace. Il documento in questione è una delega ufficiale, con cui i Malaspina incaricavano il poeta di negoziare con i vescovi.

Sebbene il documento fosse già noto e ampiamente studiato dagli storici, il suo collegamento con La Spezia lo rende particolarmente significativo per il territorio. La “pace di Dante” rappresenta sia un momento cruciale per la storia locale, sia un ulteriore tassello nella ricostruzione biografica di uno dei più grandi poeti italiani.

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