Casa degli Omenoni, il palazzo storico di Milano si rifà il look
Palazzo Leoni-Calchi, anche noto come Casa degli Omenoni, torna a svelarsi dopo il restauro: la storia di uno degli edifici più iconici di Milano
Uno dei palazzi più iconici di Milano, Palazzo Leoni-Calchi, conosciuto anche e soprattutto come la Casa degli Omenoni, è tornato a mostrarsi ai milanesi e ai turisti dopo un lungo restauro condotto dall’impresa Riva.
La storia di Casa degli Omenoni
La Casa degli Omenoni è uno dei luoghi più affascinanti della cosiddetta “Milano segreta“. Si trova in via degli Omenoni 3, tra la Scala e il Quadrilatero, e si distingue per la sua straordinaria facciata con 8 imponenti statue maschili al piano terra, i cosiddetti “telamoni“, che si affacciano proprio sulla strada ornando e decorando questo storico edificio.
Il loro nome deriva da Telamone, un’antica figura mitologica identificata nel dio greco Atlante. Rappresentano le stirpi dei barbari sconfitti: non a caso, sopra le teste sono indicate proprio le stirpi: Svevo, Quado, Adiabene, Parto, Sarmata e Marcomanno. I balconcini alle finestre del piano nobile sono stati aggiunti nell’Ottocento.
Ma come è nata la Casa degli Omenoni? Il cesellatore e scultore imperiale aretino Leone Leoni, in fuga da Roma per aver ferito in una rissa un gioielliere e tesoriere del Papa, fu nominato “scultore della Zecca di Milano” nel 1542. Nel 1549 acquistò la proprietà e nel 1565 avviò la sua ristrutturazione di quella che divenne la casa milanese sua e del figlio Pompeo Leoni.
Sia Leone Leoni che il figlio Pompeo Leoni furono importanti collezionisti e mercanti d’arte. All’interno della casa furono radunati così opere dei principali artisti del tempo, da Tiziano a Correggio, inclusi i calchi in gesso di statue classiche (tra cui la statua equestre di Marco Aurelio del Campidoglio) e la collezione dei disegni di Leonardo da Vinci (ereditati dal suo allievo Francesco Melzi).
Le statue dei telamoni vennero scolpite da Antonio Abondio, che a Milano realizzò anche alcune sculture per il Duomo e le cariatidi dell’organo della Chiesa di Santa Maria presso San Celso. Gli interni di Palazzo Leoni-Colchi sono stati restaurati nel 1929 dall’architetto Piero Portaluppi.
Giorgio Vasari, nel suo celebre volume ‘Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri’, descrisse la Casa degli Omenoni come un “casotto (…) pieno di capricciose invenzioni che non n’è forse un altro simile in tutto Milano”.
La Casa degli Omenoni e il “Clubino”
Palazzo Leoni-Calchi, cioè la Casa degli Omenoni, è anche nota per essere la sede del “Clubino” (a volte definito “Clubino Dadi”), un circolo per gentiluomini recentemente salito alla ribalta delle cronache per la polemica sul “no alle donne” partita dal Circolo Aniene di Roma.
Il Clubino fu fondato nel 1901 come “New Club”, italianizzato successivamente in “Nuovo Circolo” e poi diventato definitivamente “Clubino”.
L’acquisto di Casa degli Omenoni da parte del Clubino risale al 1928. Tra i soci del circolo (in media circa 600) figurano famiglie aristocratiche e della borghesia non solo milanese ma anche di altre città italiane, in quanto, per sua scelta, il Clubino non ammette reciprocanze con altri circoli in Italia (a eccezione del Circolo degli Scacchi di Roma e del Circolo del Whist di Torino). Il circolo è fornito di camere per i soci esteri che soggiornano a Milano.