Campi Flegrei, gli scenari possibili sono due: uno è l'eruzione
Mentre la terra continua a tremare, gli esperti si sbilanciano su ciò che avverrà ai Campi Flegrei: ci sono due possibilità, e una è l'eruzione
Che cosa succederà ai Campi Flegrei? La situazione sembra essere preoccupante, mentre la terra continua a tremare ormai da giorni: l’area è da sempre soggetta ad una potente attività vulcanica, che negli ultimi periodi si è risvegliata provocando quel fenomeno conosciuto come bradisismo. Ovvero, il terreno si sta sollevando e ciò provoca importanti scosse di terremoto, che si susseguono senza sosta. Secondo gli esperti, ci sono due possibili scenari che illustrano quale sarà l’evoluzione del bradisismo dei Campi Flegrei. E uno dei due è una violenta eruzione vulcanica.
Campi Flegrei, cosa sta succedendo
I Campi Flegrei sono una vasta area situata lungo il golfo di Pozzuoli, a pochi km dalla città di Napoli: caratterizzata dalla presenza di un’enorme caldera su cui insistono diversi vulcani, presenta un’attività gassosa effusiva che provoca il bradisismo. Quest’ultimo si può manifestare sia con l’innalzamento che con l’abbassamento del terreno, a seconda del tipo di forze che sono in gioco. In questo caso, si parla di un costante sollevamento che ormai prosegue da anni, e che sembra aver accelerato nel 2023.
La zona dei Campi Flegrei è da sempre coinvolta in fenomeni di vulcanismo molto importanti, con oltre 70 eruzioni esplosive avvenute nel corso dei millenni. L’ultima risale al 1538, ed è stata la meno potente mai registrata – ma non per questo meno spaventosa. Il bradisismo non è che uno degli aspetti dell’attività vulcanica che si svolge nel sottosuolo in questa regione, ed è per questo che cresce l’allarme sul futuro dei Campi Flegrei. Ci sarà una nuova, violenta eruzione? Ecco cosa rivelano gli esperti.
Le ipotesi degli esperti
A parlare è una voce autorevole, quella di Carlo Doglioni, presidente dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che monitora attentamente la situazione a Pozzuoli). Secondo i suoi scienziati, sono due i possibili scenari riguardanti l’evoluzione della situazione presso i Campi Flegrei. “Lo scenario meno critico è una situazione analoga alla crisi del 1982-84” – ha spiegato l’esperto, facendo riferimento al più recente periodo in cui il terreno ha iniziato a sollevarsi in maniera repentina, provocando circa 16mila piccoli terremoti in appena due anni. L’innalzamento registrato è stato di ben 108 centimetri, e il fenomeno del bradisismo si è interrotto così come aveva avuto inizio senza ulteriori conseguenze.
“Al momento, lo scenario più critico è un’eruzione come quella del Monte Nuovo, avvenuta nel 1538″ – ha proseguito Doglioni, ricordando l’evento vulcanico più recente. Il quale fu decisamente meno violento di quello che, ad esempio, avvenne 39mila anni fa, quando furono liberate colate piroclastiche fino a 80 km di distanza. “Non sappiamo né quando né dove potrebbe avvenire e, per quanto piccola, provocherebbe un disagio sociale” – ha concluso lo scienziato. Non avendo ulteriori indizi sul modo in cui proseguirà l’attività vulcanica dei Campi Flegrei, gli esperti tengono attentamente sotto controllo i siti più sensibili della zona. È il caso delle fumarole di Pisciarelli e della Solfatara, dove le emissioni di gas sono sempre più importanti.
L’ipotesi dell’eruzione, seppure possibile, è tuttavia molto remota. “Al momento non ci sono variazioni per supportare l’idea che ci sia un’eruzione imminente” – ha dichiarato Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’INGV – “Finché non arriveranno altri dati, lo scenario di riferimento non cambia. Misure indirette indicano che il magma si trova alla profondità di circa 6 km”. E la situazione non è variata neanche presso il Vesuvio, che attualmente dorme e ha un livello di allerta al gradino “base”.