A Venezia sta nascendo una nuova isola grazie al Mose
A Venezia, grazie all'attività del Mose, secondo alcuni esperti sembra essere emersa una nuova isola che per ora è lunga 260 metri e larga 10 metri
Venezia con la sua laguna unica è un luogo di bellezza senza tempo che tutto il mondo ci invidia. Questo gioiello italiano dichiarato anche Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per il suo eccezionale valore culturale e paesaggistico. La città lagunare, però, è caratterizzata da un ecosistema fragile e si confronta da secoli con una sfida cruciale: la gestione dell’acqua alta. Per proteggere il fragile equilibrio di Venezia e della laguna è stato progettato il Mose (Modulo Sperimentale Elettromeccanico), un’opera ingegneristica imponente. Recentemente, secondo alcuni esperti proprio grazie al Mose, si è verificato un evento straordinario: la nascita di una nuova isola nella laguna veneta.
Una nuova isola nella laguna emersa grazie al Mose
Il Mose è un sistema di dighe mobili progettato per proteggere Venezia dall’acqua alta, entrato in funzione un paio di anni fa dopo decenni di lavori e polemiche. Collocato alle bocche di porto che collegano la laguna all’Adriatico, il sistema si attiva durante le mareggiate, sollevando le paratoie per bloccare l’afflusso di acqua dal mare. Quest’opera molto contestata oltre a proteggere la laguna dall’alta marea ha avuto anche un impatto inaspettato. Pare, infatti, sia emersa in maniera stabile una porzione di territorio lagunare, trasformando una barena stagionale in un’isola vera e propria.
La baréna è un tratto di terra emergente dalle acque di una laguna che viene periodicamente sommerso dalle alte maree. Nell’ultimo secolo, la superficie di estensione delle barene si è ridotta di più del 70% e questo porta anche alla perdita dell’incredibile biodiversità animale e vegetale presente. La barena veneziana emersa è il Bacàn, una striscia di terra situata tra l’isola di Sant’Erasmo e la bocca di porto del Lido. Fino a poco tempo fa la sua esistenza era precaria: presente solo d’estate, veniva “spazzata via” d’inverno dalle mareggiate e dai forti venti.
Oggi, secondo alcuni grazie al Mose, questa striscia di terra si è stabilizzata, diventando un’isola lunga 260 metri e larga 10 metri. La protezione dalle onde e dal moto ondoso delle imbarcazioni ha permesso al Bacàn di consolidarsi e di ospitare una vegetazione spontanea, come piante alofile e tamerici, e diventando così un piccolo ecosistema. Giovanni Cecconi, ingegnere idraulico già direttore della Control Room del Mose e del Servizio informativo del Consorzio Venezia Nuova, ha spiegato al ‘Corriere del Veneto’ che il sistema di barriere ha protetto il Bacàn “dagli schiaffi della Bora” e dalle mareggiate. Così questo territorio è potuto emergere.
Le opinioni degli esperti su un fenomeno dibattuto
La rinascita del Bacàn ha acceso un dibattito tra gli esperti. Se da un lato alcuni attribuiscono al Mose il merito di aver favorito la formazione dell’isola, altri sono più cauti nelle loro valutazioni. Cecconi ha spiegato al ‘Corriere’ come il Mose può aver avuto un ruolo diretto nella crescita dell’isola. Secondo l’ingegnere, le barriere hanno ridotto l’impatto delle mareggiate, permettendo ai depositi di accumularsi e stabilizzarsi. L’esperto ha studiato diverse immagini satellitari che mostrano la crescita dell’isola dal 2020 a oggi. Questo lo ha portato ad affermare che la protezione offerta dal Mose possa aver trasformato questo territorio precario in un’isola permanente.
Andrea D’Alpaos, professore di Idrologia all’Università di Padova, ha una visione opposta e già tempo fa aveva lanciato un allarme sul rischio che alcune isole potessero sparire. Secondo lui, il Mose non favorisce la crescita delle barene, ma piuttosto riduce l’apporto di sedimenti. La sua teoria è stata riportata sempre dal ‘Corriere’: “Premesso che sono abituato a testare le ipotesi. Tuttavia più che il Mose come opera, credo che l’isola del Mose abbia modificato in positivo la condizione idrodinamica della corrente, favorendo la disposizioni di sedimenti dall’interno della Laguna e l’accrescimento in verticale dell’isola, ma da questo non si può dire che il Mose favorisca la crescita delle barene.”
Pierpaolo Campostrini, direttore del Corila (Consorzio per la Gestione della Ricerca Lagunare), adotta una posizione intermedia. Campostrini ritiene che il Bacàn sia un esempio della dinamicità della laguna e le sue spiegazioni sono sempre sul ‘Corriere’: “Ogni teoria va verificata, ma di sicuro il Bacàn ci mostra quanto sia dinamica la Laguna. Spero che, quando si sarà insediata l’Autorità della Laguna, metta tra le priorità la nascita di un osservatorio per permettere di studiarne meglio i movimenti e le dinamiche, in continuo cambiamento.”