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Gli stipendi dei top manager italiani: quanto guadagnano

Quanto guadagnano i top manager delle aziende in Italia rispetto agli stipendi medi annui degli operai: il divario è aumentato dal 2008 a oggi

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In un’azienda la differenza tra lo stipendio percepito da un manager e quello di un operaio è molto ampia. Adriano Olivetti, tanti anni fa, disse che nessun dirigente, nemmeno quello più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario più basso.

Oggi, nel nostro Paese, le cose non vanno proprio così. Carlos Tavares, il CEO di Stellantis, eletta una delle migliori aziende dove fare carriera in Italia, nel corso del 2021 ha guadagnato 19,1 milioni di euro all’anno, pari a 758 volte lo stipendio medio di un operaio che lavora in Fiat. Tavares percepisce compensi più alti rispetto a quelli dei suoi colleghi al comando delle altre Case automobilistiche: il CEO di Stellantis guadagna più del doppio di Herbert Diess, capo del Gruppo Volkswagen, e il quadruplo di Oliver Zipse di Bmw e di Ola Kallenius di Mercedes-Benz.

Manager delle aziende italiane: quanto guadagnano

I numeri del passato aiutano a capire quanto siano cambiate le cose nel nostro Paese nella forbice di compensi tra i quadri dirigenziali e gli operai. Nel 2008 gli stipendi dei primi dieci top manager italiani toccavano quota 6,41 milioni di euro all’anno, 416 volte lo stipendio medio di un operaio. Nel 2020 questa forbice si è allargata ulteriormente: lo stipendio medio di un dirigente ha raggiunto i 9,59 milioni di euro che equivalgono a 649 volte lo stipendio annuo di un operaio.

Il divario è minore se si rapportano gli stipendi degli operai con quelli dei dirigenti intermedi: nel 2008 ci volevano 8,3 stipendi di un operaio per fare quello di un dirigente medio, mentre nel 2020 si è passati a 10. Nel frattempo, in 12 anni gli stipendi medi degli operai in Italia sono diminuiti del 4%.

Marco Tronchetti Provera, in base all’analisi riportata dal Corriere della Sera, incassa 8,1 milioni di euro che equivalgono a 296 volte quello di un operaio Pirelli, azienda inserita nelle prime dieci posizioni della classifica riservata ai brand più amati in Italia. Divario molto più ampio rispetto al passato: basti pensare che nel 1980 gli amministratori delegati più pagati arrivavano a guadagnare 45 volte lo stipendio di un loro dipendente.

Andando ad analizzare gli stipendi degli operai e dei dirigenti in Italia dal 2008 al 2020, si scopre come da una parte siano diminuiti, mentre dall’altra siano aumentati. Gli stipendi degli operai semplici, per esempio, sono scesi del 4% nel corso di 12 anni. Al contrario, quello dei dirigenti medi sono aumentati del 15,2%, passando da una media di 127.873 euro annui a 147.300 euro. Dal 2008 al 2020 sono aumentati anche gli stipendi di impiegati e quadri, rispettivamente del 4,9% e del 9,7%.

La situazione degli stipendi dei lavoratori italiani rapportati a quelli dei dirigenti non è troppo distante rispetto ad altri Paesi, su tutti gli Stati Uniti. In America, infatti, la retribuzione media dei Ceo delle aziende quotato allo S&P 500 del 2020 è di 15,5 milioni di dollari all’anno, 299 volte in più rispetto a quella dei lavoratori.

In alcune aziende a stelle e strisce, però, la differenze è abissale: Kevin Clark di Aptiv PLC nel 2020 ha percepito 31,2 milioni di dollari, qualcosa come 5.294 volte lo stipendio mediano di un suo dipendente. John Donahoe II della Nike 55,5 milioni di dollari che equivalgono a 1.935 stipendi di un operaio dell’azienda di abbigliamento sportivo.

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