Il Pozzo di San Patrizio di Orvieto ha conquistato anche l'Unesco
Il Pozzo di San Patrizio è entrato a far parte della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’UNESCO, che conta oltre 70 istituzioni in 30 Paesi
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La Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua
Il Pozzo di San Patrizio di Orvieto entra a far parte della Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’UNESCO. “È un onore per noi poter accogliere un capolavoro come il Pozzo di San Patrizio di Orvieto all'interno della Rete”, afferma il direttore del network Eriberto Eulisse. L’iniziativa dell’UNESCO “punta a promuovere un uso più consapevole dell'acqua e affermare un nuovo paradigma di sviluppo che abbia a cuore l'attenzione e il rispetto verso la natura”, e include oggi 15 musei e istituzioni in Italia.
Orvieto Underground
Ad entrare nella rete dei musei dell’UNESCO non è soltanto lo storico Pozzo di San Patrizio: la complessa rete idrica sotterranea che si dipana in profondità, in prossimità del pozzo, rappresenta per l’UNESCO “l'Eredità Etrusca dell’Acqua”. Orvieto, come altri affascinanti borghi in Umbria, è caratterizzata da una fitta rete di cunicoli e spazi sotterranei: una vera e propria città underground “in cui si materializzano antichi luoghi di lavoro e sistemi di drenaggio dell’acqua già in uso in epoca etrusca”.
Patrimonio etrusco
Orvieto fu l’ultima delle città Etrusche a cadere sotto l’egemonia di Roma, e le tracce della civiltà etrusca sono ancora evidenti in città: sono un esempio i pozzi scavati nella rupe di tufo ma anche la Necropoli del Crocifisso di Tufo e il Tempio del Belvedere, che si trova proprio nei pressi del Pozzo di San Patrizio.
Perché fu costruito
Il Pozzo di San Patrizio fu realizzato tra il 1527 e il 1537 per volere del papa Clemente VII: reduce dal terribile Sacco di Roma, il Papa decise di costruire un sistema che fosse in grado di fornire acqua alla città in caso di calamità o assedio. Il pozzo, che si inoltra per oltre 50 metri nelle profondità della terra, fu scavato per raggiungere una vena d’acqua che scorre sotto la rupe di Orvieto, che da allora lo alimenta.
Natura e ingegno
La costruzione venne affidata ad Antonio da Sangallo il Giovane, che realizzò il “capolavoro di ingegneria rinascimentale” nei pressi della Rocca Albornoz di Orvieto. All’ingresso del Pozzo si trova una lapide in cui è inciso “quod natura munimento inviderat industria adiecit”, ovvero “ciò che non aveva dato la natura, procurò l’industria”.
Sempre più attuale
Come spiega il Sindaco di Orvieto Roberta Tardani: “Il messaggio che è impresso sulle mura del pozzo - 'quello che non aveva dato la natura lo procurò l'ingegno' - dopo 500 anni oggi torna più che mai attuale”. L’iniziativa dell’UNESCO punta infatti a promuovere un uso più consapevole dell'acqua valorizzandone l’eredità naturale e culturale. Il messaggio impresso sul Pozzo di San Patrizio, continua il Sindaco su ANSA, “non potrà che essere amplificato dalle iniziative e dalle attività della Rete Unesco dei musei dell'acqua”.
Promozione su scala globale
“Dal punto di vista della promozione”, spiega il Sindaco Roberta Tardani, “la partecipazione agli eventi e alle campagne di comunicazione rappresenta un altro importante tassello di valorizzazione turistica del Pozzo di San Patrizio”. La Rete dei Musei dell’Acqua dell’UNESCO è infatti, continua il Sindaco, “un sistema di musei e monumenti dell'acqua su scala globale che raggiungono complessivamente un bacino di oltre 30 milioni visitatori all'anno”.
Capolavoro d’ingegneria
Il Pozzo di San Patrizio è profondo 54 metri ed è composto da una doppia scalinata a forma di spirale che conta un totale di 248 gradini. Il fondo del pozzo è largo 13 metri, ed è illuminato da 72 finestroni. Il complesso e ingegnoso sistema permette di scendere fino alle profondità del pozzo e risalire passando da vie diverse, senza incontrarsi: uomini e animali da soma potevano quindi attingere acqua senza essersi d’intralcio a vicenda.
La porta in fondo al Pozzo
Scendendo i gradini verso il fondo del Pozzo di San Patrizio, si può intravedere una misteriosa porticina. Da qui, attraversando uno strettissimo tunnel scavato nel tufo, si arriva in prossimità della Fontana di San Zero, che è collegata con la sorgente d’acqua che alimenta il pozzo e ne mantiene costante il livello d’acqua. Si narra che la misteriosa porticina in fondo al Pozzo di San Patrizio fosse pensata anche come una via di fuga sicura e veloce per il Papa, in caso di pericolo.
La leggenda del nome
Il Pozzo di San Patrizio era un tempo noto come Pozzo della Rocca. Assunse il nome attuale soltanto nell’Ottocento, quando i frati del convento dei Servi decisero di legare il Pozzo alla leggenda del Santo irlandese. Secondo la tradizione irlandese, infatti, San Patrizio amava ritirarsi in preghiera nei pressi della porta del Paradiso, in fondo a una grotta senza fondo che era possibile raggiungere soltanto dopo un lungo cammino di espiazione nelle profondità del Purgatorio. Il Pozzo, che veniva effettivamente utilizzato anche come luogo di espiazione dei peccati e richiamava la discesa nell’aldilà fu così nominato “Purgatorio di San Patrizio”.
Il Pozzo di San Patrizio di Orvieto è entrato nella Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’UNESCO.
Il Global Network of Water Museums comprende oltre 70 istituzioni in 30 Paesi del mondo: l’iniziativa è nata nell’ambito degli obiettivi dell’Agenda 2030 per promuovere “il valore dei patrimoni di natura e cultura legati all’acqua”, ed è l’unica iniziativa faro del Programma Idrologico intergovernativo dell’Unesco ad essere gestita dall’Italia.
Entra oggi a far parte dell’importante rete dell’Unesco lo storico Pozzo di San Patrizio di Orvieto, “il capolavoro di ingegneria rinascimentale” costruito da Antonio da Sangallo il Giovane tra il 1527 e il 1537 per volere del papa Clemente VII.