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I Presidi Slow Food sulle coste d'Italia, regione per regione

Un viaggio lungo le coste italiane alla scoperta dei Presidi Slow Food nati per tutelare i piccoli produttori e  salvare i prodotti artigianali di qualità

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In un periodo in cui l’emergenza Coronavirus ci sta portando a riscoprire l’Italia e i suoi tesori nascosti, diventa sempre più importante difendere e promuovere la nostra tradizione enogastronomica.

Un impegno che il progetto Presidi Slow Food porta avanti dal 1999, sostenendo le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzando territori, recuperando antichi mestieri e tecniche di lavorazione e salvando dall’estinzione razze autoctone e varietà di ortaggi e frutta.

Oggi in Italia ci sono circa 250 Presidi Slow Food, impegnati nella promozione e valorizzazione di molti prodotti e delle comunità locali. Chi volesse intraprendere un itinerario enogastronomico alla scoperta delle eccellenze prodotte nelle aree costiere della nostra penisola, può cominciare dalla Liguria, dove oltre ai Testaroli di Pontremoli ci sono tante specialità da scoprire.

Tra queste, il rinomato Chinotto di Savona, prodotto quasi esclusivamente nella porzione del territorio savonese da Varazze fino a Finale Ligure. Il suo sapore amarognolo lo rende ideale per la produzione di amari e confetture, ma soprattutto di sciroppi usati per preparare bevande dissetanti o aperitivi.

Le Cinque Terre, invece, sono la patria dello Sciacchetrà, vino dorato dai riflessi ambrati amato anche da D’Annunzio, che deve il nome al termine ebraico “shekar”.

Sempre in Liguria, a Vallebona, il Presidio sostiene un giovane distillatore che nel 2004 ha deciso di riaprire l’antica distilleria di famiglia, con l’obiettivo di coinvolgere i coltivatori locali e ripopolare il comune in provincia di Imperia di alberi di arancio amaro.

Tra Friuli Venezia Giulia e Veneto scopriamo il granchio verde, la specie di granchio più diffusa nel Mediterraneo, che solo nella laguna a nord di Venezia è stato riconosciuto come Presidio Slow Food perché si trova al centro di una particolare attività, a metà tra la pesca e l’allevamento estensivo: la raccolta delle moeche. A Trieste, invece, viene tuttora coltivata la pesca triestina, pregiata varietà costituita nel 1937 dal cav. Pietro Martinis.

Tra i Presidi Slow Food del Veneto, spicca un pesce di piccole-medie dimensioni, il della laguna di Venezia, dove durante il lockdown è spuntato anche un maxi polpo.

Altra protagonista della laguna da tutelare è la schia, un piccolissimo crostaceo di colore grigio, la cui pesca, secondo la leggenda, era un tempo molto diffusa anche presso i contadini della zona lagunare.

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