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In Alto Adige sono stati svelati i misteri dell'Età del Bronzo

Nuovi studi condotti presso un importante sito archeologico in Alto Adige gettano luce su alcuni misteri risalenti all'Età del Bronzo

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Il ricco patrimonio archeologico italiano ci regala un’altra bellissima sorpresa: alcuni recenti studi condotti presso il sito di Salorno, in Alto Adige, hanno portato alla scoperta di nuove informazioni riguardanti un antico luogo di cremazione. I numerosi resti umani qui ritrovati fanno luce sui riti funerari dell’Età del Bronzo, svelandone di nuovi che finora erano rimasti totalmente sconosciuti.

Salorno, un’importante scoperta archeologica

Sono tante le scoperte archeologiche importanti degli ultimi decenni, ma l’Età del Bronzo continua ad avere molti, affascinanti segreti per i nostri studiosi. Se di recente uno studio aveva finalmente svelato il mistero di alcuni pugnali rinvenuti in tutta Europa, ora è il turno di un altro notevole rinvenimento che porta alla luce qualche dettaglio in più sulle abitudini funerarie degli insediamenti che hanno trovato luogo nell’area attorno a Salorno nel periodo compreso tra il 1150 e il 950 a.C.

Un team di esperti del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, collaborando con l’Ufficio Beni Archeologici di Bolzano, ha studiato un’enorme quantità di resti umani risalenti all’Età del Bronzo, dai quali si sono potute ottenere molte nuove informazioni. La ricerca, pubblicata su PLOS ONE, è una pietra miliare nelle conoscenze (ancora fin troppo scarse) che abbiamo su un periodo storico così ricco di misteri.

In particolare, lo studio ha analizzato i frammenti umani e i numerosi altri reperti individuati nei dintorni del sito per svelare nuove ipotesi sulle abitudini funerarie delle antiche popolazioni locali. La straordinarietà della scoperta riguarda, in primis, la quantità di resti umani portata alla luce: è la più elevata finora trovata in un luogo adibito a queste funzioni. Ma è soprattutto il loro significato ad avere grande importanza.

I riti funerari dell’Età del Bronzo

La scoperta è avvenuta presso il sito archeologico di Salorno – Dos de la Forca, che si trova lungo la sponda sinistra del fiume Adige. Qui, alcuni scavi avvenuti negli anni ’80 avevano rivelato la presenza di un antico ustrinum, ovvero una piattaforma destinata alla cremazione. Sulla pira funeraria e nei suoi immediati dintorni sono stati trovati tantissimi resti umani, per un totale di circa 63 kg, insieme ad un’ampia varietà di reperti (come frammenti di ossa animali, corredi funerari e cocci di ceramica).

Quella di Salorno è una delle più rare testimonianze di resti umani cremati, ma fino a poche settimane fa il suo significato non era ancora ben chiaro. Con il nuovo studio, si è fatta luce su un’antica usanza funeraria che ci era ancora ignota. Grazie all’analisi bioantropologica dei resti individuati sul sito in Alto Adige, gli esperti si sono spinti ad ipotizzare che il luogo di cremazione sia stato utilizzato per diverse generazioni da una piccola comunità.

Una volta cremati, i corpi umani non venivano sepolti individualmente, bensì lasciati sul posto dando vita ad un’area destinata alle cerimonie funerarie. Secondo gli archeologi, inoltre, queste prevedevano offerte e libagioni. Tutto ciò che è emerso nel corso dello studio fa pensare ad una nuova usanza mortuaria che va ad aggiungersi alle tante altre già individuate in passato, a testimonianza dell’ampia variabilità nelle tradizioni dell’Età del Bronzo.

“Solitamente, la combustione del defunto e la raccolta dei resti avvenivano in un luogo differente da quello di sepoltura” – ha spiegato Umberto Tecchiati, professore di Preistoria ed Ecologia preistorica presso l’Università Statale di Milano – “A Salorno, invece, il luogo di combustione combacia con quello di seppellimento, il che indicherebbe una deviazione dalla norma funeraria”.

 

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