Allarme ricci di mare in Sardegna: cosa sta succedendo
In Sardegna è tornato l'allarme sui ricci di mare, già oggetto di alcune misure, tra cui il blocco della pesca, per il ripopolamento della specie
La Sardegna è stata una delle prime Regioni italiane ad adottare un periodo di stop alla pesca dei ricci di mare per consentire la ripopolazione delle acque da parte di questi organismi. Eppure l’ordinanza firmata dal governatore Christian Solinas sembra non essere stata sufficiente, perché il numero di ricci di mare sui fondali delle acque sarde non è aumentato.
La questione solleva diverse tipologie di problemi. Da un lato l’impatto che la legge, emessa a ottobre 2021 e in vigore sino al 2024, ha sui pescatori di ricci, che pur con supporti regionali si ritrovano bloccati e impossibilitati a proseguire con il loro lavoro, fonte di sostentamento; dall’altra ci sono poi le riflessioni sull’ecosistema marino sardo, ideale per i ricci di mare (che amano e proliferano nelle acque pure e incontaminate) eppure a oggi ancora sottopopolato.
E poi c’è il discorso della pesca di frodo: il timore è che l’ordinanza venga aggirata da pescatori senza scrupoli che, violando al legge, continuano a saccheggiare i fondali per andare incontro alle richieste sempre più pressanti avanzate dal mondo della ristorazione, che sui ricci di mare basa molte pietanze e piatti prelibati.
Ricci di mare, il divieto della Regione Sardegna
Con la Legge regionale n. 17 del 22 novembre 2021, la Sardegna (terra di molte specie a rischio estinzione) aveva vietato il prelievo, la raccolta, la detenzione, il trasporto, lo sbarco e la commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi, a decorrere dal sessantesimo giorno successivo all’entrata in vigore della disposizione e fino al 30 aprile 2024.
Il provvedimento era stato adottato per consentire il ripopolamento della specie, decimata a causa del prelievo indiscriminato degli ultimi anni e dallo sfruttamento di una specie che potrebbe arrivare all’estinzione. I ricci di mare sono fondamentali per la sopravvivenza dell’ecosistema marino, perché con la loro presenza contribuiscono a mantenere un delicato equilibrio che, se spezzato, potrebbe portare anche alla desertificazione dei fondali.
Allo stesso tempo è importante ricordare però che circa 200 operatori basano la loro sopravvivenza e il loro guadagno sulla pesca – regolare – dei ricci di mare, ed è anche per questo che von il fermo della pesca, la Regione aveva disposto una serie di interventi a sostegno dei pescatori subacquei professionali, stanziando un totale di 2 milioni e 800 mila euro da ripartire nei tre anni per sostenerli. Aveva inoltre attivato un piano di monitoraggio scientifico con gli operatori del settore, per valutare gli effetti della chiusura temporanea e l’avvio di attività di recupero ambientale, come la pulizia dei fondali, la rimozione delle attrezzature da pesca e la raccolta della plastica.
Ricci di mare in Sardegna: le ipotesi per gestire la crisi
Alla luce dei dati raccolti negli ultimi mesi, però, la Regione ha valutato di far slittare il fermo biologico – che comporta il divieto di pesca, vendita e consumo dei ricci di mare nel periodo di riproduzione – a fine aprile in modo da consentire la chiusura dell’attuale stagione di pesca dei ricci di mare e, allo stesso tempo, predisporre un adeguato piano di indennizzi destinati agli operatori del settore.
Il fermo triennale verrebbero quindi a sua volta prorogato, al 30 aprile 2025.