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Piccole imprese in Italia: dove si pagano meno e più tasse

L'Osservatorio sulla tassazione della Cna ha pubblicato il report “Comune che vai fisco che trovi” sulle pressione fiscale nelle città d'Italia

Il rapporto “Comune che vai, Fisco che trovi” della Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) ha realizzato un’analisi sulla tassazione imposta alle piccole imprese in Italia.  In particolare, è stato studiato il peso delle tasse sul reddito delle piccole imprese in oltre 130 comuni sparsi lungo la nostra penisola.

Perché si pagano tasse diverse di città in città

Secondo quanto emerge dal report della Cna tra il 2005 e il 2022 la pressione fiscale in Italia è cresciuta molto. Nel 2022, però, è stata registrata anche una buona notizia: il Tax Free day è caduto il 9 luglio, quasi un mese prima rispetto agli anni precedente. Il Tax free day è il giorno in cui una piccola media impresa può ritenere di avere finito di pagare le tasse e può considerare di cominciare di mettere da parte per sé i profitti. Dal 2019 al 2021 le piccole aziende dovevano lavorare per pagare le tasse, mediamente fino al 7 agosto.

Merito di questo avanzamento sono senza dubbio i provvedimenti presi come la revisione di scaglioni, aliquote e detrazioni Irpef.

L’ultimo rapporto della Cna, però, mette anche in luce come nelle diverse città italiane le piccole e medie imprese siano sottoposte ad una pressione fiscale diversa. La differenza è dovuta ai tributi nazionali e locali che gravano sulle aziende.

Le tasse pagate nelle grandi città

Il report “Comune che vai, Fisco che trovi” comunica anche il Total tax rate (TTR). Il Total tax rate misura il rapporto tra le tasse e i profitti di un’azienda italiana. Stando ai numeri delle Cna questo in Italia si attesta attorno al 52,7%.

La Cna ha preso come esempio una piccola impresa media nazionale con cinque dipendenti, 430mila euro di ricavi e 50mila euro di reddito. A questo scenario si aggiungano un laboratorio di 350 metri quadri e un negozio di 175mq. Questa azienda, stando ai calcoli fatti, è soggetta ad un prelievo differente in Italia a seconda di dove svolge la sua attività. Guardando i dati concreti, tra le città più grandi troviamo Roma all’ottantatreesimo posto con il 53,4% e Milano in ventiquattresima con il 51,3%.

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