Notte romantica nei Borghi più belli d'Italia
L'Italia è ricca di piccoli centri, borghi suggestivi e romantici che rappresentano vere perle di bellezza e di antico splendore
La tradizione in Italia, si sa, conta ancora tantissimo e sono numerose le sagre e le feste che si tramandano in centinaia di borghi e località in tutta Italia.
Tra questi va segnalata la Notte Romantica nei borghi più belli d’Italia che, il prossimo 25 giugno festeggerà l’arrivo dell’estate. Per gli innamorati sarà un appuntamento da non mancare e da vivere nelle piazze, nei vicoli e nei palazzi dei borghi aderenti all’Associazione dei Borghi più belli.
In un’atmosfera romantica sarà inoltre possibile gustare menù a tema studiati per l’occasione, proposti da ristoranti negli angoli e nelle piazze più suggestive. Nella galleria fotografica che segue troverete una selezione di borghi in cui si svolgerà l’evento (per la lista completa potete consultare la pagina sul sito dell’associazione)
Panicale, borgo in provincia di Perugia, deve il suo nome al luogo dove ardono are al dio Pan (Pani calet), o dove tutto è bello (Pan kalòn), oppure colle sacro a Pan (Panis collis) o, ancora, luogo dove si coltiva il panìco (pan colis), cereale rappresentato nello stemma da due spighe: qualunque sia la vera etimologia, Panicale è luogo di grande fascino.
Panicale conserva ancora la struttura del castello medioevale, un tempo circondato dal fossato, con i due ingressi verso Perugia e verso Firenze, e con le sue tre piazze inglobate in un giro di ellissi concentriche.
Orta San Giulio è un borgo in provincia di Novara situato sull'omonimo lago che, in origine aveva il nome latino Cusius, che faceva riferimento ai suoi primi abitanti, gli Usii. Nel Medioevo prese il nome attuale di lago di San Giulio, dal santo evangelizzatore.
Arrivando da Gozzano, il lungolago che annuncia Orta è ricco di dimore ottocentesche in stile neoclassico dai giardini fioriti di azalee e camelie. Si entra nel borgo tra eleganti palazzi sei-settecenteschi coi loggiati aperti sui giardini digradanti a lago. Piazza Motta è un salotto chiuso su tre lati dai portici, all’ombra dei quali prosperano i negozietti mentre le terrazze dei caffè si spingono con i tavolini a lambire l'acqua.
Esistono due letture del nome di Soncino, borgo suggestivo in provincia di Cremona: la prima lo fa risalire al toponimo celtico So-Kin, che significa terra al centro delle acque, tradotto dai Romani con Aquaria. L'altra interpretazione collega il nome di Soncino a sonchus, il nome latino dell'insalata selvatica, presente nelle campagne della zona.
L'imponenza delle mura colpisce subito i visitatori che costituiscono la principale caratteristica di Soncino, anche perché ne hanno preservato l'antico impianto urbanistico. L'attuale stato di conservazione permette di osservare la tecnica costruttiva, con l'ordinata tessitura dei mattoni, la serie regolare di torrioni e bastioni e le tre porte (a Sera, a Mattina e di Sotto).
Egna, nome tedesco Neumarkt, si trova in provincia di Bolzano e deve il suo nome alla mansio (stazione di posta) Endidae, piccolo insediamento di epoca romana posto sulla via Claudia Augusta. Nel XIV secolo il centro mercantile prende il nome tedesco di Newenmarcht, da cui deriva l'attuale Neumarkt.
Sono i portici a rendere pittoresca l'antica città-mercato di Egna. Le abitazioni, allineate lungo la strada che fungeva, appunto, da mercato, sono dotate di portici, sotto i quali si svolgevano, e si svolgono tuttora, le attività commerciali e sociali.
Il nome di Cison di Valmarino, borgo in provincia di Treviso, ha origine probabilmente dal latino caesum, tagliato, bonificato e disboscato, in riferimento alla situazione del territorio, forse dopo le bonifiche dei monaci cistercensi.
Antico centro politico e amministrativo della contea di Valmareno, il borgo di Cison è sorvegliato dal castello Brandolini, chiamato nel medioevo Castrum Costae e oggi Castelbrando. Il complesso fortificato del XII secolo fu trasformato dai conti Brandolini con l'aggiunta dell'ala rinascimentale e l'innalzamento delle mura e dei bastioni esterni.
Il nome di Polcenigo, che si trova in provincia di Pordenone, deriva dal toponimo prediale romano Paucinius. Il suffisso in igo lascia intendere anche un'origine celtica. La versione romantica rimanda a una poucelle (pulzella, ragazza) che era la figlia, molto bella, del francese conte di Blois, al quale nell'anno 875 Carlo il Calvo avrebbe donato il territorio.
La visita del borgo comincia dal castello, che sorge in cima a una collina da cui domina l'intera vallata: degli splendori di un tempo rimangono solo le mura perimetrali e parte della chiesa di San Pietro. La piazza del paese è dominata da palazzo Fullini, una delle dimore signorili che impreziosiscono Polcenigo.
Triora, borgo in provincia di Imperia deve la sua origine al latino tria ora, ovvero tre bocche: quelle del cerbero raffigurato nello stemma. Secondo alcuni il mostro infernale sta ad indicare i tre fiumi alla cui confluenza si trova il territorio, secondo altri i tre principali prodotti su cui si basava la sua fiorente economia: il grano, la castagna e la vite.
Il borgo, per quanto deserto e segnato dalla distruzione bellica, conserva intatto il suo fascino. Ed ora che sono iniziate le ricostruzioni delle principali dimore e la ristrutturazione di alcune chiese una nuova fase potrebbe riaprirsi per il paese.
L'informazione più vecchia documentata rispetto al nome di Dozza, in provincia di Bologna, data al 1126. Castrum Dutie deriverebbe dal vocabolo latino altomedioevale doccia, a indicare la presenza nel luogo di un condotto per far confluire l'acqua in una vasca o cisterna a beneficio della popolazione.
Dal grifo che si abbevera, raffigurato nello stemma, al nettare dorato dell'Albana coltivata in un paesaggio che sembra quasi toscano: il borgo è adagiato sulle colline che dominano la via Emilia, fra Bologna e Imola, e si offre al visitatore che ne percorre le stradine selciate fino alla rocca Sforzesca, armonizzata con il resto dell'abitato, la cui planimetria è a carena di nave.
La tradizione vuole che il nome di Manciano, borghetto in provincia di Grosseto, derivi da Mons Marianus in memoria del console Caio Mario, qui sconfitto durante la guerra civile contro Lucio Cornelio Silla (88-82 a.C.). Ma la radice latina potrebbe riferirsi a personaggi o famiglie locali, come Marius, Amerius, Mirius.
Dentro la triplice cerchia delle mura medievali il borgo è intatto. La cerchia più antica racchiude la parte alta del paese chiamata castello; la seconda, fortificata dai Senesi con tre torrioni circolari ai primi del Quattrocento, protegge il quartiere sorto nel Duecento sotto la rocca aldobrandesca; la terza è un'aggiunta a completamento dell'assetto difensivo e unisce al borgo la chiesa di San Giorgio e il nuovo quartiere della prima metà del Quattrocento.
Da dove deriva l'orgine del nome di Offida, borgo in provincia di Ascoli Piceno? Tramontata la tesi di un'origine greca (da ophis, serpente) o romana (da oppidum, città fortificata), ha preso credito la teoria che fa risalire il nome all'unione di due radici di origine indoeuropea: oph (ricco) e ida (monte, colle).
Racchiuso dentro le mura castellane del XV secolo, il centro storico di Offida offre un panorama che spazia dal monte Ascensione alla catena dei Sibillini, dal monte dei Fiori al mare Adriatico, lasciando intravedere nei giorni limpidi anche il Gran Sasso e la Maiella.
Città Sant'Angelo, situato in provincia di Pescara, deve iil suo nome al culto dell'angelo, che sarebbe stato portato dai Longobardi, e che ha dato nome al luogo.
Più che un borgo, Città Sant'Angelo è una cittadina e bisogna dunque cercare il centro storico facendosi largo tra le urbanizzazioni della collina e quelle del mare.
Dal belvedere naturale su cui è stata costruita, si gode una vista magnifica sui monti della Maiella e del Gran Sasso e sulla molto rovinata costa pescarese. Con una pianta a spina di pesce, la struttura urbanistica è chiaramente medievale, come appare dalla serie di stradine (chiamate ruve, rue) intersecanti il lungo corso che taglia in due il centro storico.
L'ipotesi più accreditata per l'origine del nome di Fornelli, in provincia di Isernia, è che il castello del X secolo abbia mutato nome in Fornello nell'XI secolo e in Fornelli intorno alla metà del XVIII. L'etimologia è da collegare alla presenza nel territorio di fornaci per mattoni e coppi oppure di forni per la lavorazione di metalli.
La cinta muraria medievale tra le meglio conservate del Molise e un impianto urbanistico che ancora ricalca quello originario, rendono interessante il piccolo borgo ed è quasi un miracolo che la cortina muraria si sia preservata, anche se le torri sono state adattate alle esigenze degli abitanti.
Subiaco, borgo che si trova in provincia di Roma, deriva il suo nome dal latino sub laqueum, sotto i laghi: infatti l'abitato sorge sotto i Simbruina stagna, i tre laghi artificiali creati dallo sbarramento del corso del fiume Aniene, sulla cui riva destra l'imperatore Nerone aveva una villa.
L'unico monastero sopravvissuto dei tredici fondati da San Benedetto da Norcia nella valle dell'Aniene è quello di SantaScolastica, il più antico che si conservi al mondo dell'ordine benedettino. La struttura del protocenobio si accentra intorno a tre chiostri: il chiostro cosmatesco (XIII secolo), quello gotico (XIV secolo) e quello rinascimentale (XVI-XVII secolo).
Castelsardo, borgo in provincia di Sassari, a ogni dominazione ha cambiato nome: fondato nel 1102 dalla famiglia ligure dei Doria con il nome di Castel Genovese, fu chiamato Castell'Aragonese nel 1448 dagli Spagnoli che, dopo averlo conquistato, gli concessero il privilegio di diventare città regia. Fu infine ribattezzato Castelsardo nel 1769 dai governanti sabaudi.
Arroccato su un promontorio affacciato sul mare, Castelsardo offre una visione di gran fascino. Infatti, da qualsiasi prospettiva lo si guardi il promontorio regala vedute da cartolina, in particolare dal castello, che oggi ospita il Museo dell'Intreccio Mediterraneo ed è sede di convegni e di eventi culturali.
Zungoli, in provincia di Avellino, deve il nome a un capitano Normanno detto Curulo, ovvero Leander Giungolo o Juncolo che edificò il castello nell'XI sec. per difendersi dai Greci che dominavano la zona. Di qui il nome della rocca Castrum Curuli, per divenire Castrum Zunculi e infine Zungoli. Studi più recenti però affermano che il borgo abbia origini bizantine, fatto confermato dal toponimo che si richiama al cognome lucano Zungolo di origine greca (Tsungos) o da Kurulos, piccolo signore.
Il castello normanno fu costruito verso la seconda metà dell'XI sec. per proteggere il territorio circostante da attacchi delle truppe bizantine. La sua fase costruttiva più antica è rappresentata dalla torre ovest, il donjon, (dal latino dominio-onis), più grande delle altre ancora esistenti, parte centrale della fortificazione in cui risiedeva il signore.
Sturnoi, compagno di Diomede, finita la guerra di Troia, avrebbe fondato Cisternino, in provincia di Brindisi; rinominato dai Romani Sturninum, fu forse distrutto nel 216 a.C. durante le scorrerie di Annibale in Puglia, e tornò a vivere nell'VIII sec. grazie a un gruppo di monaci basiliani profughi dell'Oriente. Sulle rovine vollero edificare una badia di rito greco che chiamarono San Nicolò cis-Sturninum, dove oggi sorge la chiesa Matrice.
Suggestiva nel borgo è l'osmosi tra spazi interni ed esterni, tra case, vicoli e cortili, frutto di soluzioni architettoniche dettate da ragioni pratiche, da un senso della comunanza e del vicinato.
Si tratta di un classico esempio di architettura spontanea, dove non ci sono architetti che seguono un piano prestabilito ma rapporti umani da tessere: spazi dove ci si può affacciare, dove si crea aggregazione; spazi condivisi, insieme pubblici e privati.
La grande massa rocciosa che si trova all'ingresso di Pietrapertosa, in provincia di Potenza, sfondata da parte a parte, ha dato al luogo il nome di Pietra perciata (poi divenuto pertosa), ossia pietra forata.
La natura si è sbizzarrita in questo angolo profondo di meridione. Il paese è lassù, alla fine di ripidi tornanti che richiamano un paesaggio dolomitico di guglie frastagliate e aguzze, rocce inclinate, massi posti di sghimbescio, creste inchiodate al cielo. Siamo all'interno del Parco di Gallipoli Cognato e delle Dolomiti Lucane, caratterizzato dalle fantastiche forme delle rocce arenarie.
Gerace, in provincia di Reggio Calabria, deriva il nome dal greco jerax, sparviero, in ricordo del rapace che, secondo la leggenda, avrebbe indicato agli abitanti di Locri il luogo in cui rifondare la città, al riparo dalle incursioni saracene. Per altri il toponimo trova la sua spiegazione nell'antico nome bizantino Aghia (Santa) Ciriaca, o in jerà akis, vetta sacra.
Tra le Serre e l'Aspromonte, l'antica città emerge fra i bagliori argentati degli ulivi e l'azzurro dello Ionio che si intravede in lontananza. L’'ncredibile concentrato artistico di chiese e palazzi non esaurisce il fascino di Gerace, che si prolunga nelle stradine, nelle piazzette, negli archi, riservando splendidi scorci e sorprese.
La città di Salemi, in provincia di Trapani, è posta sul sito dell'antica città elima di Halyciae. Nell'827, cadde sotto l'egida degli arabi che la fecero prosperare e con i quali sembra avere avuto origine il nome Salemi. Al riguardo, vi sono diverse teorie sull'origine del nome: quella attribuita in onore di Saleiman figlio del comandante che conquistò Alicia; quella conseguente da Sale per la presenza del fiume Salso che rende le acque che attraversano la città salmastre; quella derivante dal significato di Salam e cioè città salubre e sicura; quella tratta dal significato di pace Salem.
Molte le bellezze da ammirare a Salemi: Castello Normanno Svevo; Palazzo dei Musei, Ex chiesa Madre; quartiere arabo Rabato; quartiere ebraico; aree archeologiche di Mokarta, Monte Polizo e San Miceli; Antica Fornace Sant'Angelo; chiese del centro storico (circa 25).